Con Mino Ceretti, la Permanente dà inizio a un progetto che, con una serie di personali, ripercorre la storia di grandi maestri del Novecento
MILANO – La prima mostra a Palazzo della Permanente che dà avvio alla serie di personali che percorrono la storia d grandi artisti, è “Mino Ceretti. La centralità della pittura”, visitabile fino al 25 luglio 2021 a ingresso gratuito. Questa prima esposizione dunque è dedicata a un artista indiscutibile, la cui ricerca ha attraversato la seconda metà del Novecento ed è giunta, mantenendo la sua forza e credibilità, fino ad oggi.
La mostra
La mostra su Mino Ceretti traccia un percorso nella produzione dell’artista, suggerendo letture su alcuni dei suoi temi principali mediante una selezione di opere datate dagli anni Sessanta a oggi (scelte tra quelle conservate nello studio dell’artista) e “trascura” intenzionalmente la sua fase più nota e dibattuta, quella del Realismo esistenziale. Quella proposta da Ceretti è, fin dagli esordi, una pittura priva di ogni retorica ideologica, poco incline all’adesione politica militante, vicina all’inquietudine e ai dubbi di Sartre e Camus.
L’arte di Mino Ceretti
La visione dell’artista, è priva di retorica ideologica, è sempre ambigua, procede per intuizioni e suggerimenti, offre allo spettatore una serie di oggetti collocati liberamente nello spazio della tela, capaci di generare interrogativi. La pittura è dunque uno strumento idoneo all’indagine del mondo esterno, ma non nel senso classico di rappresentazione. Attraverso la possibilità di attuare meccanismi associativi e sollecitare simultaneità di percezioni, essa riesce a suggerire la frammentazione della realtà e dell’esistenza, in tutta la sua complessità e ambiguità.
L’arte può scuotere la società dalla sua pigra indifferenza, dallo stato narcolettico in cui pare caduta. In un’epoca che sembra averla messa in un angolo, la pittura ha ancora un suo motivo di esistere ed è ancora capace di porre, scomporre, ricomporre problemi.
Il percorso artistico di Mino Ceretti
Dopo una fase espressionistica, Mino Ceretti si orienta verso esperienze che indagano problemi di analisi e di formazione dell’immagine. Nel 1959 allestisce, insieme a Romagnoni e Vaglieri, una mostra di tendenza alla Galleria Bergamini di Milano. Nel 1960 partecipa a “Possibilità di relazione” alla Galleria L’Attico di Roma, mostra di riferimento nel dibattito sul superamento dell’Informale. Negli anni successivi lavora nella direzione di una rinnovata ricerca figurativa, con la necessità di rintracciare i valori costitutivi dell’atto pittorico. Una ricerca al cui centro si collocano i problemi di frammentazione, di disgregazione e di riaggregazione dell’immagine. Oltre a partecipare tra gli anni Cinquanta e Sessanta alla VII, VIII e IX Quadriennale di Roma, Mino Ceretti, nel corso della sua lunga carriera, tiene numerose mostre personali in Italia e partecipa a diverse rassegne collettive all’estero. Insegna inoltre nelle Accademie di Belle Arti di Milano, Carrara, Venezia e Torino. Nel 2018, in occasione della XVI edizione del Premio Morlotti – Imbersago riceve il Premio alla carriera.
Per Info su orari, modalità di accesso e prenotazione, vai su: lapermanente.it
Immagine d’apertura: Mino Ceretti, particolare dell’opera Bicchiere, Bottiglia – quadro cubista, 1976, olio su tela
© Riproduzione riservata
Leggi anche gli articoli:
Il Complesso della Pilotta apre una sezione dedicata all’arte tra ‘300 e ‘400
Carlo Levi e l’archivio fotografico di un protagonista del Novecento
Comment here