A Villa Arcobaleno, una struttura sanitaria, il laboratorio teatrale come metafora della vita e come “luogo” in cui condividere la bellezza dello stare insieme
di Nicola Rombolà
VIBO VALENTIA – In “Come vi piace” (As you like it, II,8) di William Shakespeare, il nobile Jacques spiega che “il mondo è tutto un palcoscenico, e uomini e donne, tutti sono attori; hanno proprie uscite e proprie entrate. Nella vita un uomo interpreta più parti”.
Ma Jerzy Grotowski nel 1959, dando vita al “Teatro Laboratorio”, ha proposto la povertà in teatro.
“Il teatro, grazie alla tecnica dell’attore, quest’arte in cui un organismo vivo lotta per motivi superiori, presenta una occasione di quel che potremmo definire integrazione, il rifiuto delle maschere, il palesamento della vera essenza: una totalità di reazioni fisico-mentali. Questa possibilità deve essere utilizzata in maniera disciplinata, con una piena consapevolezza delle responsabilità che essa implica.
È in questo che possiamo scorgere la funzione terapeutica del teatro per l’umanità nella civiltà attuale”.
Queste parole sembrano dare una chiave di lettura importante all’esperienza di un laboratorio teatrale, portato avanti da circa dieci anni a Villa Arcobaleno, una struttura sanitaria che si occupa di problematiche di carattere psichiatrico.
Non solo il teatro come metafora della vita, dove il palcoscenico diviene un’esperienza comunicativa in cui si mettono in scena i conflitti all’interno dell’individuo o di un gruppo sociale, ma anche un “luogo” in cui si condivide la bellezza dello stare insieme, del vivere esperienze diverse. E questo “gioco delle parti” lo recitano gli attori della Compagnia teatrale “G. Francolino”, formata dagli ospiti e dagli operatori della residenza psichiatrica del gruppo Co.ri.s.s. (Cooperative riunite socio-sanitarie).
In questi anni, alla luce dei risultati ottenuti, questa esperienza, che ha coniugato l’accoglienza con l’interazione e l’integrazione con la comunità, ha dato importanti risposte ai problemi legati al disagio psichico. Rappresenta senz’altro un modello efficace nell’approccio a queste problematiche sociali, che per la maggior parte, hanno la loro origine in una vicenda di esclusione che crea un cortocircuito nella comunicazione, e porta il soggetto a sperimentare una frattura relazionale. Come spiega anche Grotowski nel sue libro “Per un teatro povero”, il linguaggio teatrale ha un grande beneficio, perché aiuta a liberare l’espressività e l’espressione. Questo processo assume un particolare ruolo in persone che hanno alle spalle una storia di crisi nelle relazioni umane. In generale, possiamo far risalire ogni forma di disagio psicologico e psichico, alla rottura che avviene nel processo di comunicazione e nel rapporto tra l’io e il mondo, che tutte le forme espressive artistiche, e in particolare il teatro, aiutano a ricomporre.
E’ stata senz’altro la passione per il teatro di Enzo Gradia (operatore) che ha dato vita a questo laboratorio teatrale con la compagnia “G. Francolino”. Infatti ogni anno si mette in scena un’opera, e quest’anno la scelta è caduta sul capolavoro di Eduardo De Filippo ‘Natale in casa Cupiello‘, rappresentato con successo sabato scorso nella sala conferenza diventata per l’occasione un palcoscenico. Merito, oltre che dell’amministrazione comunale di Limbadi e dal gruppo Co.ri.s.s, guidato da Salvatore Maesano. Gli ospiti di Villa Arcobaleno, quindi, fanno parte a tutti gli effetti del tessuto sociale e umano nella comunità di San Nicola grazie all’attività teatrale che, insieme agli altri laboratori artistici e artigianali che vengono praticati, ha assunto un ruolo molto significativo in questo percorso di integrazione e di relazione. Un’attività questa che mette in luce come il teatro rappresenti la cura più sana che gli ospiti di Villa Arcobaleno sperimentano con dei risultati a dir poco interessanti sotto il profilo umano, comunicativo e medico.
L’atmosfera del presepe e della casa di Luca Cupiello che la compagnia intitolata a Giuseppe Francolino (ospite della struttura che aveva la passione per il teatro, morto prematuramente diversi anni fa) ha saputo trasferire nel “piccolo-grande” teatro che è stato allestito nella sede del Palazzo comunale, resterà impressa nella memoria, soprattutto per la performance di Rocco, un ex ospite di Villa Arcobaleno che è diventato l’attore “capocomico” della compagnia, facendo divertire con la sua innata vena comica. Una importante mano per la realizzazione dell’opera è stata data dalla Compagnia teatrale di San Calogero (Vv), sia per le scenografie che nell’allestimento teatrale, con Saverio Zinnà che ha curato la regia, e Salvatore Manco nei panni di Pasquale il fratello di Luca Cupiello, ma anche il lavoro del maestro Domenico Baldo che ha preparato alcuni ospiti di Villa Arcobaleno nell’esecuzione musicale del brano “Tu scendi dalle stelle”, oltre a Enzo Gradia e Concetta Rosanna Solano (operatrice e assessore alle politiche sociale del Comune).
Alla luce di questa ennesima prova, si può senz’altro affermare che questa modalità terapeutica, sotto il profilo sanitario e sociale, ha dato ottimi risultati, e può essere considerato un laboratorio da portare come esempio di scuola. Ancora una volta dimostra come la dimensione comunicativa ed espressiva (non solo attraverso il linguaggio teatrale, ma anche quello artigianale e artistico, in quanto gli ospiti della struttura si dedicano sia alla pittura che a lavori di carattere artigianale) rappresenti anche una chiave per i processi che mette in campo, e per gli effetti che produce, come lo spirito di solidarietà, la collaborazione artistica e un benefico e salutare rapporto con la gente.
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