Al cinema “Le ricette della signora Toku”. Film che gioca con la nostra concezione di “esistenza”, “senza avere la presunzione di dare risposte”.
di redazione
ROMA – Qualcuno fa un piccolo appunto alla regista “per non aver fatto librare i suoi personaggi”. Altri invece lo ritengono il film della settimana assegnandogli molte stelline di qualità. Alla fine comunque sta al giudizio generale del pubblico decidere se ‘Le ricette della signora Toku’ sia davvero bello. Intanto il film, uscito ieri al cinema, suscita interessante. Stando a quanto dicono i lettori, lo è pure il libro da cui è tratto: An di Durian Sukegawa, pubblicato in Giappone nel 2013. Ad accreditare il film di Naomi Kawase è poi la partecipazione al Festival di Cannes 2015 nella sezione “Un certain regard”.
Non bisogna comunque farsi fuorviare dal titolo: ‘Le ricette della signora Toku’. Il ruolo della cucina nel film è solo di contorno. Uno stratagemma utilizzato dai tre più che credibili protagonisti: Sentaro, Toku e Wakana. Rispettivamente il primo responsabile di un chiosco di Dorayaki. La seconda l’anziana ed affabile signora pronta ad aiutarlo. E terza una ragazzina povera ma con una sensibilità diversa da quella delle sue coetanee. Interpretati brillantemente dagli attori Masatoshi Nagase, Kirin Kiki, Kyara Uchida. In qualche recensione c’è chi evidenzia che Le ricette della signora Toku gioca con la nostra compassione, con la nostre concezione di “esistenza”. Senza però “avere la presunzione di dare risposte di alcun genere”. Insomma un film interessante che potrebbe essere scelto da chi ha deciso di trascorrere questo weekend al cinema.
Trama: Sentaro cucina dolci tipici in un chiosco di città, per ripagare un debito a vita. La sola compagnia che tollera è quella di una ragazzina senza mezzi, cui regala i pancake non perfettamente riusciti. Un giorno, una vecchia signora di nome Toku si presenta da lui in cerca di un lavoro. La sua confettura di fagioli rossi è la più deliziosa che Sentaro abbia mai assaggiato. Ma le sue mani sono sfigurate da una vecchia malattia, che l’ha tenuta lontana dalle altre persone per tutta la vita. Nello spazio di pochi metri e pochi giorni, i tre si regalano a vicenda la prospettiva che era stata loro negata fino a quel momento.
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