La mostra di Tony Lewis, appartenente agli artisti concettuali afroamericani, è realizzata appositamente per la cripta del Museo Marino Marini
di redazione
FIRENZE – Viene inaugurata oggi al Museo Marino Marini di Firenze ‘Alms Comity and Plunder‘, la prima personale in Europa, e in uno spazio istituzionale, del giovane artista afroamericano Tony Lewis (Chicago, 1986). A cura di Alberto Salvadori, la mostra che rimarrà allestita fino al 23 aprile, è realizzata appositamente per la cripta del museo.
Lewis è uno degli artisti più rappresentativi della sua generazione e si colloca nella tradizione di artisti concettuali come Jenny Holzer e Lawrence Weiner. E nella grande scuola degli afroamericani come David Hammons Glenn Ligon e Charles Gaines. Le sue opere analizzano il linguaggio, le parole, gli oggetti e il loro effetto. Il suo lavoro è prevalentemente costruito in relazione alla scrittura e al suo valore semantico e lessicale. I caratteri che usa sono tipici del linguaggio stenografico e dei fumetti. Un progetto on-going è tratto dal libro Life’s Little Instruction Book, vero e proprio vademecum moralizzatore, figlio dell’ideologia classista della società americana contemporanea. La presenza di Lewis a Firenze è da inserire in una storia importante per l’arte della città, che in decenni ha visto formarsi artisti contemporanei come i poeti visivi e il Gruppo 70. E infatti, sia Pignotti con Il cammino dell’arte, sia Luciano Ori possono essere presi in considerazione per introdurre le opere di Lewis. Ci aiutano a entrare meglio nel lavoro dell’artista americano. Sono artisti tra i primi a interessarsi alle “cose” del mondo. Alle grandi questioni internazionali, senza rifugiarsi nella propria storia o tradizione, anzi superando tali concetti. Oggi giovani artisti come Lewis sono nelle “cose” del mondo.

In mostra si possono ammirare i nuovi lavori di Lewis in dialogo con l’architettura della cripta. Per la prima volta l’artista ha deciso di lavorare anche con un materiale diverso dalla grafite, utilizzando dei pigmenti puri tipici della tradizione pittorica fiorentina. L’esposizione presenta una forma artistica eso-letteraria che si attiva attraverso più codici. Dei Floor drawing, grandi disegni\sculture, occuperanno vaste aree della cripta. Oggetti che trasformano la rigidità geometrica delle superfici, mostrando una informe e incontrollabile spazialità, ed evocando – come dice Lewis stesso – le soft sculpture di Oldenburg e gli assemblage di Chamberlain.
Alle pareti di alcuni ambienti della cripta compaiono dei disegni, in cui la parola viene destrutturata e il valore semantico delle lettere assume una autonomia rispetto alla composizione. La parola scelta è legata ad un rimando, ad un’evocazione personale, ad una sensazione rispetto al luogo. Infine una scritta a parete, 7 Look people in the eye, realizzata con viti, elastici e pigmenti, evoca una serie di frasi che indicavano il comportamento delle famiglie della working class e piccola borghesia americana, contenute nel libro Life’s Little Instruction Book. Ricontestualizzando queste frasi, l’artista ne mette in evidenza tutti i limiti e le criticità anche in relazione alla sua storia personale.
Bio
Tony Lewis è nato nel 1986, vive e lavora a Chicago. Le sue mostre personali includono, tra gli altri Wordnonpseudo alla galleria Massimo De Carlo, Milano (2015); Pressure Free Weight Power Nomenclature Movement al Museum of Contemporary Art Cleveland di Cleveland (2015). Ha partecipato a mostre collettive e nel 2014 alla Whitney Biennial del Whitney Museum of American Art di New York.
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