Il genio e la fantasia di Leonardo da Vinci rivive in uno spettacolo, Leo, con una splendida scenografia che coinvolgerà grandi e in particolare piccini.
di redazione
ROMA – Di Leonardo Da Vinci la storia dice molto, ma com’era il Leonardo bambino? Per farsene un’idea, un po’ immaginaria, bisogna andare al Teatro Argentina di Roma. Il genio e la fantasia del grande scienziato e artista rivive in uno spettacolo “Leo”, arricchito da una splendida scenografia che coinvolgerà grandi e in particolare piccini. Ciò che propone il teatro romano è un suggestivo viaggio indietro nel tempo alla scoperta di un Leonardo giovane. Insieme a due amici d’infanzia, Maso e Lisa, ripercorrerà l’ultimo anno passato nella sua città natia, Vinci.
Leo, in scena al Teatro Argentina dal 25 gennaio al 20 febbraio, è un’idea di Alberto Nucci Angeli e Lorenzo Terranera. Il testo di Luisa Mattia e Alberto Nucci Angeli e la regia di Francesco Frangipane. Produzione del Teatro di Roma. In scena ,nelle vesti dei protagonisti, Vincenzo De Michele, Beatrice Fedi, Arcangelo Iannace, Silvia Salvatori. Le scene sono di Lorenzo Terranera , i costumi di Roberta Spegne, luci di Giuseppe Filipponio e le musiche di Roberto Angelini.
La vicenda si apre in Francia, nel castello do Close-Lucè dove l’ormai anziano Leonardo sembra vivere gli ultimi bagliori di consapevolezza di sé. Chiamati dal re di Francia, giungono Maso e Lisa, l’uno è stato amico e sodale nonché collaudatore di tutte le macchine leonardesche. L’altra ha partecipato ai giochi d’infanzia e forse ne è stata innamorata. Cosa gli si chiede? Ma di esplorare la memoria del geniale inventore e scoprire il segreto dei segreti. Di cui si è dichiarato in possesso ma che, a causa della sua anzianità, sembra non essere in grado di rivelare. Dapprima cauti poi travolti entusiasticamente dagli eventi, Maso e Lisa incontrano Leonardo – Leo. Il vecchio che è ancora genialmente e trasgressivamente bambino, capace di guizzi, invenzioni e scoperte.
In scena campeggia un imponente e suggestivo armadio, ricco di cassetti, sportelli, profondità segrete: è la metafora e la rappresentazione della memoria leonardesca, che mescola razionalità a emozioni, intuizioni a stati d’animo, studio e vita vissuta. L’armadio – in pratica memoria che nasconde e rivela macchine, giochi e desideri oltre che le tappe che hanno segnato la vita di Leo fino ai quattordici anni, quando lasciò Vinci per andare a Firenze. E così, Leo e i suoi amici ripercorrono, tra emozionanti rivelazioni ed euforiche riscoperte di macchine e marchingegni, l’ultimo anno passato a Vinci, componendo una insolita biografia del genio di Vinci, oltre che un percorso vivace e inatteso che rivela, nell’emozionante epilogo, il “segreto di tutte le cose”.
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