Teatro

Al Teatro Cantiere Florida in scena ‘Dittico sull’essere umano’

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di redazione

Firenze, martedì 26 aprile 2016 –

A chiudere la ricca stagione del Teatro Cantiere Florida sarà nei prossimi giorni Archivio Zeta,protagonista di un dittico dedicato all’essere umano: perché il teatro di questo inconoscibile oggetto deve parlare.

edipo az ph franco guardascione3Due dialoghi, due testi sul potere e sulla sopraffazione, due lezioni sulla volontà di sapere: l’antichità e la contemporaneità, Sofocle e Parise, due autori, due registi, due attori, due spazi teatrali. “L’uomo e le cose”, che andrà in scena nello scenario unico della Limonaia di Villa Strozzi, mercoledì 27 aprile, in due repliche alle ore 20 e alle 22, affronta la tragedia della guerra a partire da un capolavoro dimenticato: “Il crematorio di Vienna” di Goffredo Parise. E per concludere, la versione di Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni della tragedia sofoclea che cammina sul filo dei contrasti, degli interrogatori e delle indagini alla ricerca ossessiva del colpevole, con un “Edipo re” che torna a farsi politico, in scena venerdì 29 e sabato 30 aprile, alle ore 21.00, al Teatro Cantiere Florida.


L’UOMO E LE COSE
– mercoledì 27 aprile, Limonaio Villa Strozzi, ore 20 e ore 22.

Ceneri di logica e morale dal “Crematorio di Vienna” di Goffredo Parise, diretto e interpretato da Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti. Musica di Patrizio Barontini e Johann Sebastian Bach. Spettacolo in collaborazione con il Quartiere 4 di Firenze.

Ne L’uomo e le cose siamo oltre le macerie, la fine, siamo già alle ceneri, “alla chirurgica e demonica violenza intellettuale dell’uomo sull’uomo, cremazione morale della sua essenza, sostituto ovvero transfert contemporaneo dell’eliminazione del più debole, dell’inadatto o inadattabile alle morali”. Si dibatte dell’uomo e delle cose, degli uomini diventati cose, di poligoni di tiro, di bersagli e di armi. Parise pubblicò “Il crematorio di Vienna” nel 1969. Abbiamo deciso di lavorarci anche perché totalmente rimosso dalla cultura italiana, mai più ripubblicato e attualmente fuori catalogo. E invece è una meditazione lucidissima sulla barbarie in atto, sulla violenza che regola i rapporti, una diagnosi spietata della nostra tecnocrazia, della nostra discarica morale e materiale.
Le foto in scena sono tratte da un reportage di Franco Guardascione, realizzato nel 2014 in una discarica abusiva di Barra, Napoli.


EDIPO RE di Sofocle – venerdì 29 e sabato 30 aprile (ore 21) Teatro Cantiere Florida

Diretto e interpretato da Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti. Musica di Patrizio Barontini, luci ArchivioZeta uomoelecoseAntonio Rinaldi, tecnico Andrea Sangiovanni, suono Tempo Reale,
coordinamento organizzativo Luisa Costa, cura Rossella Menna, foto di scena Franco Guardascione.

ll luogo del delitto è sotto gli occhi di tutti. La nostra versione di Edipo cammina sul filo dei contrasti, degli interrogatori e delle indagini alla ricerca ossessiva del colpevole: in scena due figure istruiscono il procedimento ineluttabile che porta alla conoscenza e quindi al dolore. Per questo Edipo, tragedia per eccellenza, abbiamo unito – raccontano Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni – la ricerca filologica attenta con la contemporaneità della nuova e ancora mai rappresentata traduzione di Federico Condello, giovane e affermato studioso dell’Università di Bologna. La storia di Edipo è quella di un “re democratico” sospeso fra amore del proprio popolo e rischio dell’assolutismo, della tyrannis; un “re democratico” che è re finché ignora i propri legami con il genos, la “famiglia” regnante di Tebe, e che cessa d’essere re proprio quando i suoi diritti di erede vengono alla luce, insieme ai suoi involontari ma abominevoli delitti, parricidio e incesto. Nella inarrestabile consequenzialità di tale storia, un eroe ignoto a sé e agli altri regna – e regna bene – solo finché il genos non torna a imprigionarlo nelle maglie di reticoli parentali moltiplicati (madri-mogli, figli-fratelli e figlie-sorelle: una sorta di super-genos).
“È questa, in filigrana, la storia di un progetto politico culturale – spiega invece Federico Condello – che tentò di far convivere familismo aristocratico e democrazia? Religione tradizionale e nuove, rivoluzionarie forme di razionalità, dalla scienza medica alla cosiddetta “sofistica”? Riconoscimento della tyche – del “caso” – come ineliminabile fattore storico, e controllo razionale degli eventi? Per noi, oggi, dopo secoli di riscritture e riletture, l’Edipo re è vicenda più individuale che politica: è – complice Freud – una storia da teatro interiore, che narra del nostro più profondo “essere (o divenire) uomini”, della nostra incapacità di conoscere, della nostra sottomissione alla Tyche. Ma questa storia – è bene non dimenticarlo – narra anche di politica, di comunità, di tyrannis e di demokratia: e forse, nel finale e solitario homo sum di Edipo, della politica esprime la più tragica nostalgia”.  

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