Per i cento anni dalla nascita di Alberto Burri, anche il MAON di Cosenza dedica una grande mostra che mette in luce le sue collaborazioni con i poeti del suo tempo.
di Antonella Furci
COSENZA – C’è un anniversario importante che sta celebrando il mondo dell’arte internazionale. Il centenario della nascita di Alberto Burri (1915-2015). Figura tra i più rappresentativi della ricerca artistica avanzata e riferimento indiscusso delle avanguardie del secondo Dopoguerra. Il suo stile ha influenzato il lavoro di altri grandi artisti del secondo Novecento. Come Robert Rauschenberg, uno dei maggiori esponenti del New Dada e ispiratore della Pop Art americana. Diverse sono state le mostre organizzate nel corso dell’anno per celebrare il genio di Burri. Il clou è stata la rassegna al Guggenheim Museum di New York, dopo quella tenutasi a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo. Anche l’Italia ha organizzate diverse mostre, e ancora altre vanno ad inserirsi nell’ambito di queste celebrazioni dedicate al maestro umbro.
Un omaggio del tutto originale è quello che gli viene reso dal MAON, Museo d’Arte dell’Otto e Novecento, di Rende (Cosenza) con la mostra dal titolo “Burri e i Poeti: materia e suono della parola”. Inaugurata mercoledì scorso è visitabile fino al 27 febbraio 2016. Curata da Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri, e da Tonino Sicoli, direttore del MAON, la mostra presenta un aspetto inedito dell’artista. Grazie alla determinante collaborazione con la Fondazione Burri, accanto ad una emblematica opera del maestro, sono affiancate numerose altre sue creazioni. Le quali testimoniano il suo rapporto assiduo e particolare con la poesia e i poeti. “Burri, – spiega Corà – era un poeta che esprimeva la sua poesia nelle opere d’arte, scabra, intensa, personale e del tutto universale. Che proveniva dal profondo e scavava nel profondo dell’interlocutore”. Per questa sua sensibilità Burri strinse rapporti di amicizia con alcuni dei grandi poeti del suo tempo. Si confrontò con loro, tanto da arrivare a inglobare il loro sentire nelle sue opere. E infatti ad essere esposti al Maon sono lavori originali, realizzati per copertine di libri in edizioni ormai rare e di pregio, e comunque per stampe particolari.
In sostanza si tratta di straordinari opere che testimoniano le intense collaborazioni che strinse l’artista umbro. Di queste è nota quella con Giuseppe Ungaretti per il quale Burri, insieme a Fautrier, era il pittore più amato. Di lui disse: “è l’ultimo pittore rimasto nel mondo… Fontana ha una purezza unica. Il resto o è vecchio o è stupido. La pittura è morta. La poesia è morta. Tempi allegri!”.
Per gli ottant’anni del poeta, vengono pubblicate, le poesie d’amore tra Ungaretti e Bruna Bianco, con il titolo “Dialoghi”e Burri per ringraziarlo crea una sua Combustione. Ungaretti è certo il più illustre ma non l’unico dei poeti con cui Burri ebbe dei legami di amicizia. Ci sono due poeti con cui collaborò molto: Libero De Libero e Leonardo Sinisgalli. Entrambi introdussero Burri nell’ambiente artistico romano. Furono loro, all’indomani del rientro del pittore dalla prigionia americana, a presentarlo alla prima mostra tenuta alla Galleria La Margherita di Roma nel 1947.
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