Il Teatro alla Scala presenta per la prima volta il suo complesso barocco, che porta in scena l’opera di Händel “Il trionfo del Tempo e del Disinganno”
di redazione
MILANO – Al Teatro alla Scala arriva il settecento barocco con l’opera di Händel ‘Il trionfo del Tempo e del Disinganno’. Lo spettacolo sarà in scena con 8 recite da questa sera fino al 13 febbraio. Con quest’opera la Scala presenta per la prima volta il suo complesso barocco. Un gruppo di strumentisti che nei mesi scorsi ha approfondito con il maestro Diego Fasolis tecnica, impiego di strumenti originali e prassi esecutive settecentesche.
‘Il trionfo del Tempo e del Disinganno’ è per il direttore d’Orchestra Fasolis “un capolavoro assoluto, giovanile. Dove c’è ancora una brillantezza e un desiderio di non adattarsi immediatamente alle forme che poi diventeranno più regolari. La cosa che più mi impressiona – sottolinea Fasolis – è l’aderenza perfetta della musica al testo. I quattro solisti si giocano bene più di due ore di musica impervia e difficilissima dal punto di vista tecnico-virtuosistico. Ma anche dal punto di vista dell’emozione e del trasporto dei sentimenti a un pubblico moderno”.
Era il 1707 quando Händel, a soli 22 anni, ha scritto quattro opere. Da un anno era in viaggio in Italia per conoscere e farsi conoscere nella scena musicale più importante d’Europa. A Roma, dove le rappresentazioni d’opera sono vietate, conobbe il raffinato Cardinale Pamphilj. Insieme a lui progetta un oratorio i cui personaggi sono vivi come quelli di un’opera e in cui l’argomento è moraleggiante. La musica però è scopertamente sensuale: nasce così ‘Il trionfo del Tempo e del Disinganno’.
I registi Jürgen Flimm e Gudrun Hartmann ne esplicitano la dimensione teatrale. Collocano le schermaglie con cui Piacere, Tempo e Disinganno si disputano Bellezza in un elegante locale anni ’20, mentre avanza la notte. I solisti vocali, tra i più apprezzati specialisti di questo repertorio, sono il soprano Martina Jankova, il mezzosoprano Lucia Cirillo, il contralto Sara Mingardo, e il tenore Leonardo Cortellazzi. “Quattro solisti straordinari,” li definisce il maestro Diego Fasolis, “voci sufficientemente potenti con una capacità di far vibrare tutta la sala”.
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