Rientrano a casa le 12 lamine dorate del carro del principe sabino di Eretum, il prezioso corredo funebre completo del suo celeberrimo calesse
ROMA – Il mercato clandestino dell’arte e in particolare dell’archeologia è ancora un osso duro da sconfiggere. Soprattutto se rimangono “scoperte” molte aree archeologiche facili prede di mercanti e trafficanti di reperti preziosi. Tuttavia una ventata d’aria nuova è comunque in arrivo.
Soprattutto riguardo alle politiche museali delle restituzioni di oggetti trafugati dal nostro Paese. Nel corso dell’anno, in seguito alla politica della “diplomazia culturale”, importanti restituzioni sono state compiute da parte di grandi musei internazionali. Una di queste per esempio è la famosa Testa di Ade, rubata da Morgantina in Sicilia e venduta al “J.P. Getty Museum” di Los Angeles, che l’ha restituita all’Italia.
L’ultima trattativa di restituzione appena conclusa è quella delle straordinarie 12 lamine dorate del carro del principe sabino di Eretum che finalmente faranno ritorno a casa.
Si tratta del prezioso corredo funebre del principe sabino completo del suo celeberrimo calesse, realizzato da mani abilissime di artisti ciprioti o fenici e ricco di figure animali veri e fantastici.
Con il carro rientreranno anche gioielli, pettorale d’oro del principe, le armi, gli scudi, le cinture, i bronzi e le ceramiche.
Questo importante tesoro fu depredato negli anni ’70 dalla necropoli di Eretum, città sabina dell’antico Lazio, grazie ad un accordo siglato dal Mibact con il Ny Calsberg Glyptotek di Copenhagen.
“Una crisi trasformata in opportunità”, ha commentato soddisfatto il ministro della cultura Dario Franceschini e che apre un capitolo di collaborazioni con il museo danese.
Fino ad ora però le cose non sono state rose e fiori. Questa restituzione importantissima infatti arriva dopo anni di richieste da parte dell’Italia, di trattative portate quasi a conclusione e poi rotte. Il museo danese per anni si è rifiutato di restituire all’Italia il tesoro di reperti acquistati a caro prezzo negli anni ’70 (per il solo corredo del principe venne firmato nel 1971 un assegno di 1.264.752 franchi svizzeri) dai più spregiudicati mercanti di quegli anni, Robert Hecht e Giacomo Medici.
Oggi però le cose sono cambiate e le collaborazioni si sono avviate. E così, via libera alle restituzioni che cominceranno a dicembre di quest’anno per completarsi – assicurano dal museo danese – entro il 2017.
Rientreranno il carro e il favoloso corredo del principe sabino del VI secolo a.C. – che finalmente potranno ricongiungersi agli altri reperti della necropoli nel museo di Fara Sabina. Ma torneranno a casa anche una serie di altri capolavori, tra cui “lastre e decorazioni architettoniche strappate da edifici templari di Cerveteri, e un ciclo di antefisse con menade e satiro, anch’esso proveniente da Cerveteri” e smembrato dai trafficanti che ne vendettero una parte al museo di Copenaghen e l’altra al Getty Museum di Los Angeles (che poi l’ha restituito ndr).
Prima di essere riportati lì da dove erano stati trafugati e ricontestualizzati nei diversi musei locali, i tesori saranno riuniti in una grande mostra nazionale.
Bisogna dire inoltre che la restituzione non è avvenuta senza dare in cambio qualcosa. L’Italia infatti si è impegnata a prestare a Copenaghen, anche per lunghi periodi, alcuni gioielli del suo patrimonio, che in Danimarca troveranno una vetrina adeguata e in qualche modo pure quei restauri che in patria non si riesce ancora a fare o completare.
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