Per i cinquant’anni dall’alluvione del 1966, alla Tethys Gallery la mostra “Balthazar Korab. I giorni dell’Alluvione”, dedicata al celebre fotografo che immortalò quei giorni
di redazione
FIRENZE – Balthazar Korab è stato uno dei più celebri e prolifici fotografi di architettura ungheresi del secolo scorso. Le sue immagini dei lavori di Mies Van Der Rohe e Frank Lloyd Wright, di Le Corbusier, Richard Meier e soprattutto di Eero Saarinen, a partire dalla fine degli anni Cinquanta furono pubblicate in tutto il mondo su libri e riviste, valendogli premi, riconoscimenti e mostre negli anni a venire. Nel momento di maggior successo, nell’autunno del 1966, decise di prendersi un anno sabbatico e, con la moglie e i due figli, venne in Italia. Arrivò a Firenze, più precisamente a Settignano, nei primi giorni di novembre di quell’anno e, caso volle, che si trovò ad assistere all’alluvione che sconvolse la città di lì a poco, raccontandola in una serie di scatti.
Adesso, in occasione dei cinquant’anni da quell’evento, vengono proposti alla Tethys Gallery nella mostra “Balthazar Korab. I giorni dell’Alluvione”, curata da John Comazzi, Christian Korab, Guido Cozzi e Massimo Borchi, inaugurata il 27 ottobre e visitabile fino al 26 novembre 2016.
Bio.
Nato e cresciuto in Ungheria, dopo aver iniziato gli studi di architettura a Budapest, si trasferì a Parigi dove li completò nel 1954. Dopo un anno, decise di abbandonare l’Europa e partire per gli Stati Uniti, dove fu assunto nel prestigioso studio dell’architetto e designer finlandese Eero Saarinen. Qui ha iniziato a sperimentare la fotografia per lo sviluppo di alcuni progetti dello studio. E il successo di quelle immagini fu istantaneo, tanto che arrivarono commissioni da numerosi altri architetti. Nel 1958 arrivò così ad aprire un proprio studio fotografico.
Dopo un periodo frenetico – di lavoro, viaggi e riconoscimenti – arrivò il 1966 e il famoso anno sabbatico, che a inizio di novembre portò la famiglia Korab a trasferirsi in un piccolo appartamento sulle colline intorno a Firenze. Quando giunse loro la notizie dell’alluvione che aveva devastato la città. Balthazar non resistì alla tentazione di avvicinarsi al luogo del disastro, armato solo della sua Hasselblad medio-formato e di cinque rullini fotografici, giunse sul posto del disastro. Immerso nell’acqua e nel fango sino al petto, per un giorno intero girò per la città inondata, fermando per sempre sulla pellicola quei momenti drammatici. L’indomani raggiunse Roma e sviluppò le immagini, che tramite l’Associeted Press e la rivista Life fecero il giro del mondo. Per la stampa estera Korab divenne il fotografo dell’alluvione e nei giorni successivi il disastro, continuò a girare la città documentando i danni sugli edifici, i monumenti e le opere d’arte, ma anche gli sforzi compiuti da tutti – le truppe di stanza in città e i tantissimi volontari – grazie ai quali furono salvati materiali preziosissimi dagli Uffizi, dal Museo di Storia della Scienza e dalla Biblioteca Nazionale Centrale.
Il National Geographic gli commissionò un servizio sul recupero delle opere d’arte e dei libri rari che venivano salvati da chiese, gallerie, biblioteche ed archivi. Grazie a questo incarico, Korab entrò in contatto con i dirigenti delle più alte istituzioni culturali della città, che lo coinvolsero in un’impresa straordinaria: il salvataggio delle numerose lastre fotografiche e diapositive appartenenti ai loro archivi. Oltre 50mila lastre furono portate a Villa I Tatti, dove Korab si era nel frattempo trasferito, e furono sistemate ad asciugare su una serie di rastrelliere di bamboo pensate proprio da lui. I suoi reportage sui mesi della ricostruzione di Firenze furono pubblicati in tutto il mondo, permettendo a Korab di proseguire il suo periodo in Italia per un anno ancora.
Adesso a questo grande fotografo la Tethys Gallery – uno spazio dedicato interamente alla fotografia, nato da un’idea dei fotografi Stefano Amantini, Massimo Borchi e Guido Cozzi, fondatori dell’agenzia Atlantide Phototravel – gli dedica questa interessante mostra.
Sono esposte 16 immagini, oggi di proprietà, come tutto l’archivio Korab, della Biblioteca del Congresso, Divisione Stampe e Fotografie. Alcune sono state scattate proprio il 4 novembre, quando l’acqua ha rotto gli argini e invaso la città, altre sono dei mesi successivi, mentre Firenze cercava di rialzare la testa e salvare il suo immenso patrimonio. Ecco dunque le strade cittadine invase dall’acqua, coi fiorentini che s’ingegnano per guadarle come fossero fiumi, e poi, mentre la città rimane coperta di fango, per giorni e giorni, ecco i libri della Biblioteca Nazionale stesi ad asciugare nel suo androne o le statue della Gipsoteca in attesa di restauro nelle sale dell’Accademia di Belle Arti.
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