di redazione
Roma, lunedì 21 marzo 2016 –
Debutterà domani 22 marzo al Teatro dell’Opera di Roma Il Benevenuto Cellini firmato da Terry Gilliam, con le musiche di Hector Louis Berlioz.
Vitale e visionario, del tutto fuori dagli schemi ed estremamente complesso: il Benvenuto Cellini di Gilliam sarà un concentrato di meraviglia ed eccellenza artistica che non mancherà di stupire il pubblico del Costanzi.L’allestimento approda così a Roma, dove rimarrà in scena fino al 3 aprile, dopo aver incantato Londra, Barcellona e Amsterdam, e vedrà sul podio dell’orchestra il maestro Roberto Abbado. Nato come opéra comique e poi soggetto a lunghe rielaborazioni, il Benvenuto Cellini fu un sonoro fiasco al suo debutto parigino nel 1838, e poi negli anni – pur con il successo ottenuto 1852 grazie alle modifiche apportate da Liszt – ha sempre rappresentato un titolo ostico, per la difficoltà musicale ed interpretativa, oltre che scenica. Ma è qui che risiede tutto il fascino di questo lavoro, sperimentale per la sua epoca tanto da non essere compreso, estremo e originale come il suo protagonista: interamente incentrata sulla figura del grande orafo e scultore italiano (in cui Berlioz, in pieno spirito romantico, si immedesimò lasciandosi ispirare dall’autobiografia dell’artista), l’opera diviene infatti metafora del tormento e della genialità di chi si dedica anima e corpo all’arte, anche sacrificando la propria felicità.
Una scelta dunque coraggiosa quella della Fondazione lirica guidata da Carlo Fuortes, che punta su un’opera complessa e non di repertorio (assente dal Costanzi dal 1995, quando venne portato in scena da Gigi Proietti), resa possibile solo grazie alla coproduzione con l’English National Opera di Londra e De Nationale Opera di Amsterdam. “Il pubblico si ricorderà di questo spettacolo e il nostro dovere come teatro è quello di divertire, meravigliare e anche far discutere”, ha detto il sovrintendente Fuortes, “la musica innovativa inserita in un allestimento bellissimo è un motore drammaturgico straordinario e metterà a dura prova cantanti e coro, poi l’ambientazione romana, la coproduzione internazionale, la regia di Gilliam e l’esser riusciti a creare un gruppo di artisti della qualità che questa opera richiede sono i motivi che ci hanno spinto a realizzarla”.
“Berlioz vede in Cellini il suo alter ego: in quest’opera c’è euforia e gioia ma anche la solitudine dell’artista romantico”, ha spiegato invece Abbado, “questa musica è al limite dell’ineseguibile, ha in sé una grande tensione e anticipa le avanguardie del ‘900”. “Berlioz non è mai ovvio – ha aggiunto il maestro – la sua musica è ardita e scomoda per il ritmo asimmetrico e innovativa sul piano armonico e melodico e su quello dell’orchestrazione perché il suono è spazializzato, distribuito su più livelli”. In quello che si preannuncia come uno spettacolare e imperdibile scontro tra geni un po’ folli e spregiudicati (la vita di Cellini, la musica di Berlioz e la teatralità visionaria e “cinematografica” di Gilliam), i riflettori però saranno puntati anche sui cantanti. Molto attese infatti le performance di John Osborn, nei panni di Benvenuto Cellini, Nicola Ulivieri in quelli di Giacomo Balducci, e Mariangela Sicilia, al debutto romano, nel ruolo di Teresa. Nonché il coro, la cui performance sarà cruciale per una perfetta resa dell’opera.
(fonte Ansa)
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