Nella black list autori come Shakespeare, Dickens, Brontë e molti altri, ritenuti incompatibili con i “valori” contemporanei
LONDRA – Ha dell’incredibile la notizia che giunge dal Regno Unito, anche se non così assurda vista la tendenza autodistruttiva della cultura occidentale.
Oltre 140 atenei inglesi sono coinvolti nel fenomeno della “cancel culture”, ovvero l’impegno a oscurare ed eliminare opere del passato ritenute incompatibili con la “cultura” e i “valori” della società contemporanea.
A dare la notizia il quotidiano The Times che ha svolto un’inchiesta sul mondo universitario inglese. Secondo quanto riporta il Times, nel mirino degli atenei anglosassoni sono finite decine di classici e diversi autori. E non autori qualunque (che comunque sarebbe stato ugualmente grave), bensì grandi nomi della letteratura che vanno da William Shakespeare a Charles Dickens.
L’inchiesta del The Times
Le opere letterarie bandite dagli atenei inglesi sono accusate di “urtare la sensibilità degli studenti” per i temi trattati, come abusi sui minori e classismo.
Tra i libri considerati “dannosi” per la psiche dei poveri fanciulli figura anche “The Underground Railroad” (La ferrovia sotterranea) di Colson Whitehead, considerato pericoloso per la descrizione troppo incisiva della schiavitù americana.
Alla lista dei libri proibiti si aggiunge quella di opere che, pur continuando a rimanere negli scaffali delle librerie degli atenei, sono accompagnate da avvertenza di “pericolo” per il lettore.
Gli autori proibiti dagli atenei inglesi
Nell’elenco degli autori di cui stare “attenti” compare il nome addirittura di William Shakespeare, la cui opera “Sogno di una notte di mezza estate” viene accusata di contenere accenni di classismo. Stessa sorte per Charles Dickens e il suo “Oliver Twist”, messo al bando per gli abusi sui minori. Ma non è finita qui.
Nella lista nera figurano addirittura Charlotte Brontë e Agatha Christie. E poi la tragedia teatrale “La signorina Julie” di August Strindberg, in scena nei teatri di tutto il mondo ma proibita dall’università del Sussex perché parla di suicidio.
Sempre nella black list le opere di Geoffrey Chaucer, il fondatore della letteratura inglese moderna, autore di un classico universale “I racconti di Canterbury”. L’università di Aberdeen lo censura perché tratta argomenti “disturbanti dal punto di vista emozionale”.
Il Times riferisce che molti accademici hanno contestato aspramente queste censure invitando i colleghi a non tenerne conto in nessun modo continuando a inserirli nella didattica.
La cancel culture
Si sente parlare troppo spesso di cancel culture, per ovvi motivi è al centro di accesi dibattiti. Ricordate qualche mese fa il tentativo dell’Università Bicocca di Milano di cancellare il corso letterario su Dostoevskij perché autore russo?
E’ davvero difficile capire cosa passi per la testa a coloro che hanno preso questa assurda decisione negli atenei britannici. Di sicuro però, visti i tempi, si potrebbe intuire quali potrebbero essere le gravi conseguenze che non hanno nulla a che fare con l’ipotetica sensibilità giovanile. Si verrebbero a formare solo generazioni di ignoranti e instabili che costituiranno una ancor più manipolabile opinione pubblica. E allora addio, per sempre, al “libero pensiero”.
Il pericoloso tentativo di cancellare il passato e di conseguenza la cultura
Quello della censura e del proibizionismo per beceri cavilli è un pericoloso campanello d’allarme per la democrazia e la sovranità di un popolo.
Oscurare la conoscenza del passato, anche attraverso la letteratura, comporta la cancellazione dalla memoria di quei mali e di quegli errori che hanno rallentato il processo evolutivo della storia umana. È proprio lo studio e la conoscenza di quel passato a impedire che gli errori si ripetano.
Il fatto che simili decisioni siano partite da ambienti istituzionali deve mettere assolutamente in allarme. Come la storia insegna (e speriamo lo faccia ancora) non sono mai stati definiti secoli floridi, pacifici ed evoluti quelli in cui sul rogo sono finiti pensatori, scienziati, libri e opere d’arte.
(fonte: lindipendente.online)
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