Mancano pochi giorni alla conclusione della mostra dedicata al grande scultore. Allestita al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sarà visitabile fino al 30 giugno.
di redazione
NAPOLI – Mancano cinque giorni alla chiusura della mostra dedicata ad Antonio Canova (Possagno 1757 – Roma 1822), che già dopo quattro giorno dalla sua apertura (il 28 marzo scorso) aveva riscosso ben 13 mila visitatori. Con questa mostra, visitabile fino al 30 giugno al Museo Archeologico Nazionale, Napoli rende omaggio a Canova. A “l’ultimo degli antichi e il primo dei moderni”, come viene definito il massimo esponente dell’arte neoclassica.
Il rapporto tra l’artista e Napoli fu intenso. Lo scultore giunse per la prima volta nella città partenopea nel 1780 per ammirare le bellezze e le antichità ercolanesi e di Paestum. Nel secondo “Quaderno di viaggio” scrisse infatti di Napoli: “per tutto sono situazioni di Paradiso”.

Negli anni successivi gli saranno commissionate importanti opere. Tra queste il gruppo in marmo Venere e Adone, – oggi a Ginevra – che scolpì nel 1787 per Francesco Maria Berio. Ma anche la statua-ritratto di re Ferdinando IV di Borbone, che giungerà solo nel 1821. La quale sarà collocata, su indicazione dello stesso Canova, nella nicchia dello scalone monumentale dell’allora Real Museo Borbonico, oggi Museo Archeologico Nazionale di Napoli. E poi pure il monumento equestre ammirato da tutti a piazza Plebiscito che ritrae Carlo III di Borbone. Insomma, nello splendido scenario napoletano all’ombra del Vesuvio, Canova si adoperò per importanti lavori scultorei.
Ma la mostra “Canova e l’antico” mette a fuoco per la prima volta quel rapporto continuo, intenso e fecondo che legò Canova al mondo classico. Un rapporto che ha fatto dell’artista un “novello Fidia” agli occhi dei suoi contemporanei. “Imitare, non copiare gli antichi” per “diventare inimitabili” era il monito di Winckelmann che Canova seguì fedelmente lungo il corso della sua attività artistica. Articolata su due piani del MANN, la mostra, curata da Giuseppe Pavanello, presenta un corposo nucleo di dodici grandi marmi e oltre centodieci opere che vanno dal disegno al bozzetto, dal dipinto al gesso. Il tutto mettendo in diretto confronto le creazioni canoviane con le grandi opere del passato, attraverso un dialogo complesso e affascinante, possibile grazie a prestiti internazionali.

Sono esposti infatti capolavori di prim’ordine. Tra questi il nucleo eccezionale di ben sei marmi provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo, che vanta la più ampia collezione canoviana al mondo. Opere quali L’Amorino Alato, L’Ebe, La Danzatrice con le mani sui fianchi, Amore e Psiche stanti, la testa del Genio della Morte e la celeberrima e rivoluzionaria scultura delle Tre Grazie. Ma si possono ammirare anche l’imponente statua raffigurante La Pace, proveniente da Kiev, e l’Apollo che s’incorona, del Getty Museum di Los Angeles. E non solo. Tra i capolavori in marmo riuniti nel Salone della Meridiana del MANN, si aggiungono la bellissima Maddalena penitente proveniente da Genova, il Paride dal Museo Civico di Asolo, la Paolina Borghese Bonaparte dalla Galleria Borghese di Roma, la Stele Mellerio vertice ineguagliabile di rarefazione formale e di pathos.
Due installazioni infine dedicate ad Antonio Canova, collocate nell’atrio del Museo, arricchiscono l’esposizione che presenta un percorso visivo di alto profilo scientifico.
Un viaggio in sostanza dal micro al macro, dalla farfalla di Amore e Psiche a Ercole che scaglia Lica. E ancora, dai grandi miti scolpiti nel marmo bianco, fino alle tempere policrome su fondo scuro dedicate alla danza. Il tutto accompagnato poi dalla voce di Adriano Giannini con la colonna sonora originale del violoncellista Giovanni Sollima.
*In alto: Paolina Borghese Bonaparte. Antonio Canova
Foto ©mywhere
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