Arte

Da Hayez a Boldini: anime e volti nell’arte dell’800

Boldini Ritratto principessa Radziwill

Da Hayez, a Boldini: anime e volti nell’arte italiana dell’Ottocento è la grande mostra allestita a Palazzo Martinengo

 


 

BRESCIA – Neoclassicismo, romanticismo, scapigliatura, macchiaioli e divisionismo: anime e volti nell’arte italiana dell’Ottocento. Un’unica grande esposizione allestita da sabato scorso a Palazzo Martinengo di Brescia. La mostra, visitabile fino al 11 giugno, racconta dunque la straordinaria stagione artistica del nostro Paese che ha caratterizzato tutto il XIX secolo. Esposti 100 capolavori che portano la firma dei maggiori esponenti di questi movimenti artistici. Che vanno da Canova ad Appiani, da Hayez a Cremona, da Fattori a Inganni. E poi ancora, da Segantini a De Nittis, da Zandomeneghi fino a Boldini.

Ad aprire il percorso espositivo Amore e Psiche di Antonio Canova, incarnazione dei canoni dell’estetica neoclassica. Attorno alla stupenda scultura di Canova ruotano alcune le tele più rappresentative di autori neoclassici tra cui Andrea Appiani. Il pittore prediletto da Napoleone, capace di evocare la sublime grazia raffaellesca nella splendida tela ‘Venere allaccia il cinto a Giunone’.

A seguire la sezione dedicata al romanticismo. Protagonista assoluto Francesco Hayez. Di lui si ammirare il capolavoro di tre metri per due, ‘Maria Stuarda sale al patibolo’, che giunge eccezionalmente a Brescia. Accanto ad altre opere di Hayez quali la ‘Vergine addolorata’ e il ‘Ritratto del principe Barbiano di Belgioioso’, i dipinti degli altri principali maestri del romanticismo. Quali Giuseppe Molteni, Enrico Scuri, Giacomo Trecourt, Carlo Arienti e Giuseppe Carnovali detto il Piccio.

Pittura che anticipò i maestri della Scapigliatura alla quale sarà dedicata la terza sala. Qui spiccano le tele del suo massimo esponente Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni e Mosè Bianchi.
Se si parla di Scapigliatura, non possono mancare, nell’elenco dei generi pittorici dell’ottocento italiano, i Macchiaioli. Nello stesso periodo in cui a Milano si affermavano gli scapigliati, a Firenze si faceva strada un gruppo di giovani e intraprendenti artisti. I quali, per reagire alla retorica pittura impartita nelle Accademie, diede vita al movimento dei Macchiaioli.

Gruppo capitanato da Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini, presenti in mostra con alcune delle loro opere più famose. Tra queste ‘Le ordinanze’ di Fattori e ‘Il ghetto di Firenze’ di Signorini. Proseguendo nel percorso, il visitatore si addentra nell’ambiente orientalista. Sarà quindi sedotto prima dai dipinti che evocano luci e atmosfere di mondi lontani.

Zandomeneghi2
    Federico Zandomeneghi, Serata di gala

Poi dalle toccanti scene di vita quotidiana immortalate da Domenico Induno e da fratello Gerolamo Induno. Presenti entrambi in mostra con ‘Giovani pescatori’, il primo, e ‘La bandiera italiana’ il secondo. Con loro anche Guglielmo Ciardi di cui  esposto ‘Verso Burano’. E poi anche Giacomo Favretto, Filippo Palizzi, Vincenzo Irolli, Alessandro Milesi e Angelo Inganni. Quest’ultimo esposto con diversi lavori, tra cui la splendida coppia di ‘Vedute di Piazza della Loggia’ e una suggestiva ‘Donna che cucina lo spiedo’.

Quintessenza della cultura gastronomica locale. Legati alle novità che giungo dalla Francia in pieno vigore impressionista, i divisionisti elaborarono invece un’innovativa tecnica pittorica. Intrecci di brevi pennellate cariche di colore, che trova la massima espressione nelle tele di Giovanni Segantini. Massimo esponente del divisionismo, di cui è esposto il capolavoro ‘Alpe di maggio’. Insieme all’artista anche Giuseppe Pellizza da Volpedo in mostra con ‘Membra stanche’. E poi Angelo Morbelli, Gaetano Previati, Emilio Longoni, Carlo Fornara e Plinio Nomellini.

A chiudere il percorso espositivo è la rievocazione del vivace ed elitario clima culturale parigino della Belle Époque. Si entra quindi nei teatri, nei caffè, si passeggia nei boulevard della capitale francese.
A Parigi dove vissero e lavorarono maestri come Vittorio Matteo Corcos, in mostra con ‘Pierrot con gattino’. E poi Antonio Mancini, Federico Zandomeneghi di cui si ammira ‘Serata di gala’. Non mancano Giuseppe De Nittis e Giovanni Boldini, quest’ultimo anticipatore della modernità novecentesca. Di lui si ammirano i sensuali ritratti che esaltano la bellezza femminile e misteriosa. Come il ‘Ritratto della baronessa Malvina-Marie Vitta’ e il magnifico ‘Ritratto della principessa Radziwill’.

 

Immagine d’apertura: Giovanni Boldini, Ritratto della principessa Radziwill 

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