Cultura

Dante e la miniatura al tempo di Oderisi da Gubbio e Franco Bolognese


Per Dante 700, il museo civico Medievale di Bologna aderisce alle celebrazioni con la mostra dedicata a Dante e la miniatura


 

BOLOGNA – In occasione delle celebrazioni per il settimo centenario della morte del Sommo Poeta, il Museo Civico Medievale di Bologna aderisce con la mostra Dante e la miniatura a Bologna al tempo di Oderisi da Gubbio e Franco Bolognese.
La mostra, curata da Massimo Medica, responsabile Musei Civici d’Arte Antica di Bologna, e visibile fino al 3 ottobre 2021, presenta 14 codici miniati riconducibili alla produzione miniatoria bolognese tra seconda metà del XIII e inizi del XIV secolo, selezionati dal patrimonio collezionistico di assoluto pregio del Museo Civico Medievale di Bologna.
Richiamandosi al rapporto, intenso e fecondo, che Dante Alighieri ebbe in vita con la città di Bologna, le ragioni della mostra muovono dallo sguardo curioso e dalla attenta sensibilità critica che egli dovette rivolgere verso le arti figurative, di cui dimostrò di essere a conoscenza nei più importanti sviluppi coevi al suo tempo.

Dante a Bologna

Come è noto Dante soggiornò a Bologna in più occasioni: una prima volta probabilmente intorno al 1286-87, quando forse frequentò, come “studente fuori corso”, l’Università. Più prolungato dovette essere invece il secondo soggiorno, che vide il poeta trattenersi in città per almeno due anni, dal 1304 al 1306.
Una presenza che dovette consentirgli di entrare in contatto con alcuni di quei luoghi deputati alla produzione e alla vendita dei libri, dove probabilmente aveva avuto notizia dello stesso miniatore Oderisi da Gubbio di cui racconta l’incontro, tra i superbi, nell’XI canto del Purgatorio.

La passione di Dante per la miniatura

Ed è in particolare in questo canto, spesso oggetto di riflessioni da parte degli storici dell’arte, a lasciar trapelare l’interesse del poeta per le discipline pittoriche e per l’arte della decorazione miniata del libro.
Le terzine lasciano infatti intuire i rapporti del poeta con il mondo della produzione libraria ai più alti livelli, che non doveva limitarsi alla conoscenza personale dell’eugubino, come testimoniato dal riferimento all’enluminure parigina e all’altro miniatore Franco Bolognese. Le quali dimostrano come il sapere artistico di Dante fosse aggiornato, e non limitato solo alle figure più note di Cimabue e Giotto, che è edotto anche su un’arte più esclusiva ed elitaria come quella del minio.

Oderisi da Gubbio

Oderisi da Gubbio risulta documentato a Bologna tra gli anni sessanta e settanta del Duecento, il che induce a credere che egli avesse operato nell’ambito della miniatura locale del cosiddetto “primo stile” – una scuola tradizionale ancora legata allo stile bizantino – le cui caratteristiche ritornano, come documentano alcuni dei codici esposti in mostra, nella stesura rapida e corsiva, giocata su una gamma assai limitata di colori.
A questa prima fase dovette seguire più tardi una diversa e più aggiornata corrente di stile capace di rinnovare, nel ricorso ad una sintassi figurativa legata ai modelli della tradizione bizantina, il carattere delle decorazione dei codici bolognesi in una direzione goticizzante. Questa ulteriore corrente, definita “secondo stile”, ebbe come protagonista il cosiddetto Maestro della Bibbia di Gerona, nome che gli deriva da una sontuosissima Bibbia oggi conservata alla Biblioteca Capitolare di Gerona.

 

Immagine d’apertura: Miniatore Bolognese, Antifonario; Miniatore Bolognese, matricola drappieri

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