Donne e Arte

Élisabeth Vigée Le Brun, la pittrice alla corte di Maria Antonietta

Madame Élisabeth Vigée Le Brun è stata una delle più grandi ritrattiste del suo tempo nel regno di Francia e nelle varie corti europee

 


 

Da piccola Louise-Élisabeth Vigée Le Brun (1755-1842) disegnava dappertutto, finanche sui muri della scuola. Per questo il padre, una apprezzato pastellista, estasiato davanti a un suo disegno, capì che per la figlia si prospettava un avvenire di pittrice. 
A soli quindici anni si affermò come pittrice professionista iniziando a ricevere committenze di un certo rilievo. Divenne infatti la protetta di due grandi dame: Madame de Verdun, moglie di un fermier général (un grande appaltatore delle imposte) e la duchessa di Chartres.

Nel 1768 la madre di Élisabeth si si risposa con un ricco gioielliere, Jacques-François Le Sèvre e la nuova famiglia Le Sèvre/Vigée si trasferì a rue Saint-Honoré, di fronte al Palazzo Reale. Louise-Élisabeth era una virtuosa ragazza piccolo borghese, che in modo sorprendete riuscì a ritagliarsi il suo posto nella società dei grandi del regno francese grazie al suo spiccato talento come pittrice e ritrattista e al suo carattere forte, libero e determinato.

Il 7 agosto 1775 Élisabeth Vigée sposa Jean-Baptiste-Pierre Le Brun, anche lui pittore ma uno sfaccendato, giocatore accanito e altrettanto donnaiolo che sfrutterà la celebrità della moglie. Tuttavia Le Brun era un grande mercante di quadri che contribuì molto alla carriera della pittrice. Nel 1780 nacque la loro prima e unica figlia, Jeanne-Julie-Louise. La maternità però non incise negativamente sulla carriera della Vigée Le Brun, anzi crebbe e affermò il successo.

 

   Madame Vigée Le Brun, Autoritratto con la figlia, 1789, Museo del Louvre – Parigi

 

I suoi ritratti, in cui i soggetti femminili risultavano somiglianti e imbelliti, conquistarono sempre più acquirenti di rilievo. Fino ad arrivare a conquistare l’ammirazione della regina Maria Antonietta, che fece di lei la sua pittrice preferita. La pittrice incontrò per la prima volta la regina Maria Antonietta nel 1777 e ne diventò immediatamente amica, confidente e pittrice prediletta, al punto che in un decennio, dal 1778 al 1788, realizzò una trentina di ritratti della sovrana. Il rapporto familiare con la Corte francese le permise di estendere la notorietà alle regge di tutta Europa, nonché di ricevere grandi riconoscimenti. Tra questi quello più inusuale per una donna dell’epoca, ovvero di essere membro dell’Académie Royale de Peinture et de Sculpture, ottenendo l’ammissione alle sedute pubbliche il 31 maggio 1783 insieme alla sua diretta rivale Adélaïde Labille-Guiard.

Ma come spesso accade, il successo purtroppo ha un suo prezzo. L’ingresso e la familiarità nell’ambiente di corte, alimentarono pettegolezzi e vere e proprie calunnie nei confronti di Elisabeth  Vigée Le Brun. Le furono attribuite orge, dissipazione, relazioni adulterine con tutta Parigi, stesse calunnie che non risparmiarono nemmeno la sua protettrice Maria Antonietta. Forse le uniche liaison che potrebbero essere attribuite alla pittrice sono quella con il conte di Vaudreuil, già amante della duchessa di Polignac, e quella con il ministro delle finanze Calonne.

Nel frattempo il malumore del popolo francese incominciava a inasprirsi e a farsi sentire sempre più violentemente. Quando scoppiarono le sommosse rivoluzionarie nel 1789 e i primi cannoni si sentirono tuonare dentro Parigi, Madame Vigée Le Brun si trovava da Madame du Barry intenta a realizzare un ritratto. La pittrice comunque non volle attendere di essere travolta dalla folla ostile dei francesi e nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 1789 lasciò Parigi con sua figlia e 100 luigi.
Partì lasciandosi alle spalle il marito, i quadri e il successo. Dirà più tardi della fine dell’Ancien Régime: «Allora regnavano le donne. La rivoluzione le ha detronizzate».

 

   Elisabeth Vigée Le Brun, particolare del ritratto di Maria Antonietta con la rosa, 1783, Castello di Versailles

 

La fama di Élisabeth Vigée Le Brun comunque aveva varcato i confini francesi. Mentre a Parigi infuriava la Rivoluzione, la pittrice veniva invitata nelle varie corti d’Europa dove continuò a dipingere. Viaggiò a Roma, Vienna, Londra e San Pietroburgo, rifiutandosi di leggere i giornali per non sapere quali dei suoi amici erano stati ghigliottinati. Il “Grand Tour” nella penisola italiana la vede viaggiare da Torino a Napoli, passando per Parma, Modena, Bologna, Venezia e Firenze. Nel frattempo, viene a conoscenza di essere stata cancellata dalla lista degli émigrés ma fa ritorno a Parigi due anni dopo.

Nella capitale francese, ormai decisamente cambiata, la pittrice nel 1805 viene invitata a eseguire il ritratto di Carolina Murat, una delle sorelle di Napoleone e moglie di Gioacchino Murat. Ma quel nuovo ambiente non piaceva alla Vigée le Brun, la quale pare abbia commentato: «Ho dipinto delle vere principesse: non mi hanno mai infastidita e non mi hanno mai fatto aspettare». In quegli anni l’artista si divideva tra Parigi, dove aprì un salotto letterario, e Louveciennes, una casa di campagna vicino al castello di Madame du Barry.

Gli anni a seguire furono anni difficili per la pittrice, si trovò ad affrontare gravi lutti familiari. Il più grave e doloroso quello della figlia nel 1819, poco prima quello dell’ex marito e poco dopo quello del fratello Louis-Jean-Baptiste-Étienne.
Nel 1835, ormai anziana, pubblicò i propri Souvenirs, che riscossero un grande successo. Tutt’oggi restano un documento molto interessante riguardo gli scenari e gli sconvolgimenti politici e sociali dell’epoca. La pittrice aveva avuto modo di conoscere personaggi importanti, celebri artisti e le corti reali di tutta Europa.

 


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Immagine d’apertura: Élisabeth Vigée Le Brun, particolare dell’Autoritratto
mentre dipinge Maria Antonietta, 1790, Galleria degli Uffizi Firenze

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