Gordian Maugg presenta un ‘Fritz Lang’ molto diverso dalla logica mitizzazione che solitamente avviene nei confronti delle figure di spicco di arte e cultura
di j.l.d
ROMA – L’altro ieri sera (il 30 ottobre) importante anteprima al Goethe Institute di Roma del film di Gordian Maugg su Fritz LANG, in occasione dei 40 anni della sua scomparsa. Il film è passato quasi di sfuggita nel folto sottobosco di pellicole proposte durante la kermesse romana (Festa del Cinema). Si tratta di un biopic realizzato in maniera molto moderna, inserendo nuovi codici narrativi, in cui veniamo a conoscenza degli aspetti meno analizzati della vita di colui, Fritz Lang, che rimane una delle figure fondamentali, non della storia del cinema, ma di tutta la cultura europea e americana del novecento.
Ricordiamo il suo periodo del muto con La saga dei Nibelunghi, Il dottor Mabuse, Una donna sulla luna, Metropolis, il sonoro con il conseguente passaggio a Hollywood con film come Anche i boia muoiono, La donna del ritratto, La strada scarlatta, Dietro la porta chiusa, Rancho Notorius, Il Grande caldo, per non dimenticare la sua interpretazione nella ‘Meprise’ di Godard che ritardò le riprese per averlo.
Mi fermo qui con l’elenco dei titoli. Non sono neanche la metà, li ho citati soprattutto per far capire l’importanza e la vastità dell‘opera del regista austriaco.
Come molti si saranno accorti ne ho tralasciato volutamente uno. Si intitola semplicemente “M” ed e’ uno dei capolavori assoluti del cinema del passato, del presente e lo sarà anche nel futuro. Primo serial killer a diventare fenomeno mediatico, la parola M sta per Morder, mostro, Peter Kurten verrà accusato di ben 9 omicidi, (ma in realtà sono 12) prima di essere internato. Fu il secondo grande caso che sconvolse l’opinione pubblica, ancor più di quello precedente dell’altro serial killer ovvero Fritz Haarman, il licantropo di Hannover, autore di ben 27 omicidi efferati ma che non ebbe lo stesso impatto emotivo sul regista come quella del vampiro di Dusseldorf.
E’ quindi da queste premesse che inizia il film, dove troviamo un Lang già maturo, quarantenne, che si reca nella cittadina tedesca per indagare sulla vicenda. Assiste agli interrogatori dell’assassino appena arrestato, rimane colpito dal suo passato torbido, pieno di violenza, Kurten aveva anche subito abusi sessuali da bambino e inizia ad entrare in empatia con il carnefice che ora, ai suoi occhi e’ diventata vittima. E’ da questo bipolarismo del personaggio che rimane affascinato, lui stesso aveva subito abusi dal padre, aveva ucciso anche in modo molto brutale durante la prima guerra mondiale, era stato omicida, aveva ucciso la prima moglie, venne scagionato per insufficienza di prove e prevalse la tesi del suicidio. ‘M’ sarà, e lo e’ tuttora, un film “nuovo”, nella fotografia che disegna inquietanti ombre nella foschia, nel montaggio in continuo crescendo,nella recitazione contrastata di Peter Lorre (che lo seguirà ad Hollywood diventando un grande characters),nella continua ambiguità che tratteggia l’opera, dove tutti siamo pronti a linciare il mostro per esorcizzarne la vera natura:che sia parte di noi.
Gordian Maugg presenta un ‘Fritz Lang‘ molto diverso dalla logica mitizzazione che solitamente avviene nei confronti delle figure di spicco di arte e cultura. Il film, racconta senza pudori e senza pietà i tormenti di un uomo famoso, egocentrico, drogato, sadico, costretto a fare i conti con un passato duro e violento. Lo vediamo in crisi anche con la seconda moglie Thea Von Harbou, sua sceneggiatrice, ma soprattutto alle prese con tragici ricordi e con la ferita all’occhio che lo accompagnò per tutta la vita. L’autore costruisce un intricato puzzle di immagini dove fatti reali,incubi e fiction si mescolano indistinguibili alla percezione visiva ma perfettamente funzionali alla narrazione, fotografate in uno splendido bianco e nero in formato quadrato, che richiama la pellicola che agisce da riferimento per il film ovvero ‘M’.
Si diceva all’inizio che appunto stiamo parlando di un biopic di concezione moderna dove si esalta un nuovo modo di raccontare. Eliminata ogni tipo di narrazione convenzionale, la storia si muove libera dal vincolo cronologico e qui trova la sua forza. Il montaggio e’ veloce, ritmato, aggressivo non concede nessun lirismo o caduta di tono, nessun pietismo, si adegua al carattere del protagonista. I fatti accadono come visioni scaturite dalla sua mente, sono istantanee che non possono e non vogliono essere in sequenza, prodigio della memoria, proiettare visioni generate da differenti stati emotivi: come il Cinema.
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