di a.f
Domenica 21 febbraio 2016 –
‘Fuocoammare’ di Gianfranco Rosi, l’unico film italiano candidato, si è aggiudicato l’Orso d’Oro come miglio film alla Berlinale 2016.
E così, Lampedusa, i migranti, e tutte le tragedie umane che ci stanno dietro conquistano la giuria e si aggiudicano la vittoria in questo 66° Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Il docufilm realizzato da Rosi, già Leone d’oro a Venezia con ‘Sacro G.R.A.’, ha entusiasmato la giuria. La presidente Meryl Streep lo ha definito “eccitante e originale”.
Il regista lo ha girato nel corso di un anno e mezzo a Lampedusa documentando da un lato la vita sospesa di alcuni suoi abitanti e dall’altro quella drammatica dei migranti in esodo verso l’Europa. La sua storia aveva colpito sin dall’inizio la critica e il pubblico del Festival. “Un film – ha spiegato Meryl Streep a fianco del direttore Dieter Kosslick – che mette insieme arte e politica e tante sfumature”.
“Il mio pensiero – ha detto Gianfranco Rosi nel ricevere l’Orso d’Oro – va a tutti coloro che non sono mai arrivati a Lampedusa nel loro viaggio di speranza, e alla gente di Lampedusa che da venti, trenta anni apre il suo cuore a chi arriva”.
Fuocoammare racconta quello che succede oggi, nella sua totale drammaticità. Una realtà che non chiede solo compassione ma una immediata soluzione. Un film , dunque, “urgente, visionario, necessario”. Racconta una inumana tragedia che si consuma ogni giorno nel Mediterraneo, e che pur venendo affrontata con l’accoglienza, (la massificazione irrefrenabile però non porta a niente di buono) non le viene messo un reale freno. Un dramma che dietro la disperazione di chi davvero è alla ricerca di salvezza e un futuro migliore sembra nascondere qualcos’altro. Un qualcosa di più terribile, che si avvicina più a un incontrollato e irrazionale “commercio umano”, che gestisce e tiene in pugno la vita di chi (forse inconsapevolmente) affida alle onde del mare le uniche speranze. Il tutto dando poi inizio a un altro dramma, quello di chi si vede invaso e in modo incontrollato. Perché se da un lato il docufilm di Gianfranco Rosi racconta la tragedia della nuova immigrazione, dall’altro mette in evidenza l’importanza di una regolare e legittima integrazione.
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