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Furti d’opere e teatri in sciopero: 2015 anno ‘nero’ per il settore artistico

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Il 2015  anno nero per il settore culturale italiano. La crisi ha colpito tutti, dai teatri ai musei, dall’archeologia al cinema, per lor sempre meno risorse. 

 

di Antonella Furci

ROMA – Tra conti in rosso, furti d’opere e teatri in sciopero si può dire che il 2015 è stato un anno ‘nero’ per l’arte italiana. Nonostante la riforma Franceschini, (Art bonus, 500 nuove assunzioni, nuovo organigramma e divisione museale, card per i giovani) le difficoltà nel mondo artistico italiano sono state (e sono) evidenti. La crisi ha colpito tutti, dai teatri ai musei, dall’archeologia al cinema, con sempre meno risorse a loro disposizione. Motivo per cui negli ultimi mesi sono venuti a galla una serie di problemi. In crisi infatti sono anche i grandi teatri. Gli ultimi casi hanno visto la Fondazione dell’Arena di Verona e il Teatro alla Scala sotto la scure di licenziamenti del personale artistico. A novembre fu lo sciopero proclamato dai sindacati a far saltare alla Scala la prima di ‘Histoire de Manon’ con Roberto Bolle e Svetlana Zakharova.
L’aria più pesante però si respira all’Arena di Verona, dove il 13 novembre il personale ha proclamato l’assemblea permanente. La protesta era nata dalla presentazione di una bozza del prossimo piano industriale. Il quale prevede riduzione della produzione, contenimento dei costi degli aggiunti e del personale artistico, cancellazione degli integrativi dal 2016 con una decurtazione di circa il 30% sugli stipendi dei lavoratori. In più, l’esternalizzazione del corpo di ballo e la chiusura dei laboratori di scenografia con assorbimento del personale aggiunto in Arena.
Il motivo di misure così drastiche è un buco di bilancio pari a circa 30 milioni di euro, dovuto a debiti accumulati negli anni e a bilanci negativi collezionati nell’ultimo triennio. Uno dei tanti casi questo di come le finanze degli enti pubblici, in tal caso i teatri, vengono gestiti. Troppo sperpero?


Ma è il settore museale che fa preoccupare un po’ di più, essendo evidente lo stato di vulnerabilità in cui versa. E nonostante le grandi mostre, le biennali e quant’altro. 130508 Home Musei italiani
Ricordate il caso di Venezia nel mese di ottobre? Quando scoppiò la polemica in seguito alle ‘minacce’ del sindaco Luigi Brugnaro riguardo alla probabilità che “potrebbe essere costretto a vendere la Giuditta II di Klimt e il Rabbino di Vitebsk di Chagall per risanare i conti del Comune? Poi tutto si calmò, anche se i conti in rosso rimangono. Neanche il tempo di riprendersi dalla notizia, che ecco qualche settimana dopo l’eclatante furto al museo Civico di Verona di 17 opere.Tra questi dipinti di Tintoretto, Rubens e Mantegna. 

Inoltre, se alcuni musei sono in pieno splendore, molti altri rimangono nell’ombra chiedendo attenzione in termini di valorizzazione e pianificazione. Per non parlare delle aree archeologiche, soprattutto al sud, che aspettano di essere valorizzate e tutelate. In particolare per l’esagerato numero di scavi clandestini che immettono sul mercato nero internazionale reperti preziosi.  
Alla luce dei fatti la nostra nazione, nonostante il suo primato di Paese dell’arte, dimostra di essere ancora ben lontana dalla piena consapevolezza di un piano di sviluppo per il patrimonio culturale.
Infine, andrebbe valutato seriamente il binomio arte e turismo e in una visione unitaria dal nord al sud. Senza puntare solamente alle solite città d’arte. La bellezza dell’Italia sta nella pluralità e diversità delle sue regioni, ognuna delle quali ha tanto da far scoprire.

 

 

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