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Furto di opere al Museo di Verona: 13 arresti tra cui il vigilante

Furto Verona FotoAnsa

Sono state tratte in arresto 10 moldavi e 3 italiani per il furto di opere. Tra gli arrestati anche la guardia giurata che era presente la sera del furto e che si è spacciato per vittima.

 

di redazione

VERONA – Dopo quattro mesi arrivano a una svolta le indagini per il clamoroso furto di 17 dipinti al Museo di Castelvecchio. Oggi sono state tratte in arresto 10 moldavi e 3 italiani. Tra gli arrestati anche la guardia giurata che era presente la sera del furto e che si è spacciato per vittima. L’indagine è stata coordinata dal sostituto procuratore Gennaro Ottaviano e dalla squadra mobile della Polizia di Verona e dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico.
La sera del 18 novembre i banditi armati e incappucciati, si sono introdotti nelle sale del museo all’orario di chiusura. Dopo aver minacciato la guardia giurata e la cassiera, in un’ora hanno fatto razzia di 17 dipinti. Tra cui 6 capolavori di Tintoretto, Rubens, Mantegna, e di altri artisti, per un valore stimato tra i 15 e 20 milioni di euro. Dopo il furto, i delinquenti sono fuggiti a bordo dell’auto della guardia giurata arrestata oggi.
Otto arresti sono stati eseguiti in Moldavia e cinque a Milano. Avvenuti a seguito l’individuazione del basista che si è scoperto la guardia giurata in servizio la sera del furto. Tra gli arrestati anche il fratello del vigilante (che in passato aveva lavorato per un istituto di vigilanza dal quale poi era stato allontanato) e la sua compagna moldava. Quest’ultima è ritenuta dalle forze dell’ordine la persona che ha fatto da tramite tra i basisti a Verona e i delinquenti moldavi.
Le indagini sono ancora in corso per il recupero della refurtiva. Secondo i primi accertamenti, dopo il furto le opere sarebbero state trasportate in Moldavia, dove è stata individuata (ma al momento non ancora recuperata). «Speriamo di riuscire a recuperare tutti i dipinti e che siano in buono stato» ha detto il sindaco di Verona, Flavio Tosi.

 

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