di a.f. Udine, venerdì 4 dicembre 2015 –
È una ‘archeologia ferita’ quella del Museo Archeologico Nazionale del Bardo di Tunisi dopo quel terribile attacco terroristico dello scorso 18 marzo, che colpì l’umanità nei suoi diritti civili ed anche il cuore di una antica cultura.
Tesori feriti che hanno bisogno di affermare un’identità storica e artistica aprendo un dialogo con le altre civiltà e culture. Un confronto che si apre con il progetto ‘Archeologia ferita’, che prende il via ad Aquileia con l’esposizione di importanti reperti in arrivo dal Museo del Bardo di Tunisi. Nella mostra ‘Il Bardo ad Aquileia, allestita al Museo archeologico nazionale della città friulana dal 6 dicembre al 31 gennaio, saranno esposte otto importanti opere del museo tunisino. L’esposizione presenterà uno spaccato dell’arte e dell’alto artigianato delle province africane in età romana tra il I e il III secolo. Come il mosaico della dea Cerere ritrovato a Uthina, due mosaici di “lottatori nudi in presa” provenienti dal tepidarium delle terme di Gigthis, la testa dell’imperatore Lucio Vero da Dougga, la statua del dio Giove da Oued R’mel, la stele funeraria di Marcus Licinius Fidelis, un soldato originario di Lione, in Gallia, che fu sepolto ad Ammaedara, e due ceramiche ritrovate nelle necropoli di El
Aouja, una brocca decorata a rilievo e un contenitore cilindrico con rappresentazioni di dei e satiri. Il percorso archeologico tunisino entra in perfetto dialogo con i manufatti aquilesi per i legami e i collegamenti che caratterizzavano il Nord Africa e l’Alto Adriatico in età romana. In quell’epoca era sempre più intensa la circolazione di culture e religioni che abbracciava l’intero bacino del Mediterraneo. Proprio per questo la mostra si presenta come testimonianza di quanti si oppongono alla nuova terribile iconoclastia che tenta di negare alla radice il dialogo interculturale e interreligioso. Spiega infatti Antonio Zanardi Landi presidente della Fondazione Aquileia: «Riteniamo sia oggi utile e doveroso valorizzare queste testimonianze importantissime alla luce di quello che accade intorno a noi. Da qui l’idea della mostra che si inserisce – continua – in un
ciclo più esteso denominato ‘Archeologia ferita’ con il quale la Fondazione Aquileia, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia e il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, intende portare in successione e con cadenza semestrale opere d’arte significative provenienti da musei e siti colpiti dai tragici attacchi del terrorismo fondamentalista». Una mostra quindi che si fa portavoce di importanti valori civili. Come spiega anche il direttore del Museo di Tunisi, Moncef Ben Moussa, che dice: «Le otto opere ammirate al Museo archeologico di Aquileia sono una sorta di invito per i friulani e non solo a scoprire se stessi nella storia dell’altro».
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