“Il Sindacato nella gestione dell’impresa” di Michele Furci ripercorre la storia del movimento operaio del ‘900 arrivando a toccare gli attuali problemi sociali, suggerendone le soluzioni
di Rosario Rito
“Se vogliamo che il lavoro nobiliti l’uomo, l’uomo deve nobilitare la sua democrazia”. Credo che con queste semplici parole possiamo riassumere l’ultima fatica letteraria di Michele Furci, ex sindacalista e tuttora fedele al suo impegno civile e alla ferma convinzione che il lavoro rappresenti l’autentica realizzazione del soggetto umano. Proprio per questo il mondo del lavoro ha bisogno di essere tutelato con nuove norme, sia sociali che individuali.
L’autore, avvertendo un uso distorto della libertà di una globalizzazione senza regole, dopo aver ricostruito la storia sindacale del ‘900, propone in questo nuovo volume “Il sindacato nella gestione d’impresa”, l’entrata dei lavoratori nella gestione non solo dei processi lavorativi anche della stessa impresa insieme ai rappresentati degli azionisti.
Da sempre obiettivo primario del Sindacato dei lavoratori, che oggi, a causa di un libero mercato che consente una selvaggia delocalizzazione dell’impresa, si ritrova sempre più debole a tutelare i diritti acquisiti di un operaio o professionista.
Da sempre obiettivo primario del Sindacato dei lavoratori, che oggi, a causa di un libero mercato che consente una selvaggia delocalizzazione dell’impresa, si ritrova sempre più debole a tutelare i diritti acquisiti di un operaio o professionista.
Anche se la libera delocalizzazione delle imprese ha portato all’ampliamento di un’attività aziendale, dall’altro ha annullato un importante emendamento (il comma 2 dell’art, 41 Cost.) che afferma che: “L’impresa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e dignità umana”.
Dignità umana che potremmo salvaguardare soltanto se comprendessimo che: “Lo scopo dell’impresa, non è semplicemente la produzione del profitto, bensì l’esistenza stessa dell’impresa come comunità di uomini che, in modi diversi, perseguono il soddisfacimento dei loro bisogni fondamentali e costituiscono un particolare gruppo nella società …” (Giovanni Paolo II).
Dignità umana che potremmo salvaguardare soltanto se comprendessimo che: “Lo scopo dell’impresa, non è semplicemente la produzione del profitto, bensì l’esistenza stessa dell’impresa come comunità di uomini che, in modi diversi, perseguono il soddisfacimento dei loro bisogni fondamentali e costituiscono un particolare gruppo nella società …” (Giovanni Paolo II).
Uomo e donna lavoratori non potranno mai vivere senza sentirsi membri attivi della società di cui fanno parte, per la quale contribuiscono a costruire il benessere della stessa. Occorre quindi prendere consapevolezza che il lavoro non è un optional ma un’esigenza umana, ed ogni persona porta con sé dei diritti inalienabili. Qualsiasi lavoratore contribuisce alla realizzazione del bene comune, pertanto non può rimanere in balìa del solo profitto privato.
Secondo l’autore, dunque, bisogna acquisire questa consapevolezza affinché i diritti inalienabili della persona lavoratrice – senza barriera discriminatoria alcuna – possano venire tutelati. Tutela infine che verrebbe estesa in ogni territorio, poiché nessuna risorsa deve essere scartata.
Secondo l’autore, dunque, bisogna acquisire questa consapevolezza affinché i diritti inalienabili della persona lavoratrice – senza barriera discriminatoria alcuna – possano venire tutelati. Tutela infine che verrebbe estesa in ogni territorio, poiché nessuna risorsa deve essere scartata.
Il Sindacato nella gestione dell’impresa di Michele Furci
può essere acquistato su tutti gli store online
© Riproduzione riservata
Leggi anche gli articoli:
“Panacea. Al di là dell’abisso”: disegni e poesie al tempo del coronavirus
Comment here