Arte

Joan Mirò forza e vitalità, in mostra a Villa Manin

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A Villa Manin di Udine uno degli artisti più significativi del Novecento. “Il più surrealista di noi tutti” come disse André Breton, fondatore del Surrealismo.

 

di redazione

UDINE – Il suo inconfondibile lavoro ha attraversato varie fasi profondamente connesse ai luoghi in cui ha operato, come Barcellona, Parigi e la campagna catalana. E al contempo connesse ai contesti artistici con cui è venuto in contatto, in particolare il dadaismo e il surrealismo. Tuttavia rimane ancora poco conosciuta la numerosa produzione di opere che Joan Mirò realizzò nella terza fase della sua vita.
Estremamente fertile e poco conosciuta, attraversata in età avanzata quando era più forte il peso degli anni passati e più sentita l’irrequietezza di quelli futuri, incerti e vulnerabili. Come  lui stesso raccontò’: Più invecchio più forte è la tensione. Questo inquieta mia moglie. Più invecchio, più divento folle o aggressivo. Cattivo se vuole!”.
Di indole comunque taciturna e riservata, Miró ha portato avanti un lavoro di continuo rinnovamento espressivo, senza però mai tradire il suo stile e la sua coerenza. Il suo mutamento è legato al suo trasferimento definitivo nel 1956 a Palma di Maiorca. In questo luogo, così profondamente ricco di legami affettivi, Miró riesce ad aprire un grande atelier per soddisfare le sue esigenze.

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                  Joan Mirò, Toile Brulée, 1973 – Joan Punyet Mirò

Finalmente, e per la prima volta a 63 anni, ha a disposizione uno studio tutto suo, senza doverlo condividere con altri. Un luogo dove isolarsi e convivere a stretto contatto con le opere. Qui inizia una radicale analisi critica del suo lavoro precedente, avviandosi a una nuova stagione ricca di sperimentazione.
Tra pochi giorni questo periodo così fervido di Joan Mirò sarà al centro della mostra ‘Soli di notte’, a cura di Elvira Cámara e Marco Minuz. Sarà ospitata dal 17 ottobre al 3 aprile 2016 nelle sale di Villa Manin a Udine. A far conoscere quest’altro lato artistico del maestro spagnolo sarà un importante nucleo di opere, oltre 250, molte delle quali mai esposte in Itali. In più, saranno presenti anche 50 scatti di celebri fotografi, come Cartier Bresson, Mulas, Brassaï, List, Halsman, Català Roca e Gomis, che lo hanno immortalato. Esposti pure disegni e lavori grafici.
Tutte opere che racconteranno come negli ultimi trentanni della sua vita, Joan Mirò realizzò gran parte della sua produzione artistica, nel pieno delle sue forze e carico di immaginazione e vitalità. Un lungo periodo segnato da profondi mutamenti espressivi, con la sua opera che diventa più libera, più forte ed aggressiva. I “suoi colori” e le “sue figure” lasciano progressivamente spazio al nero e a segni che ricordano primitive scritture.

 

 

Immagine d’apertura: Joan Mirò, Maquette for Els Gossos V.
1978, ca. FPJM

 

 

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