Dopo il debutto e il successo in prima nazionale a Milano, La bottega del caffè di Carlo Goldoni arriva al Teatro Argentina di Roma.
di redazione
ROMA – Dopo il debutto e il successo in prima nazionale al Piccolo Teatro di Milano, La bottega del caffè di Carlo Goldoni arriva al Teatro Argentina di Roma.Diretta da Maurizio Scaparro e prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana, sarà in scena al teatro romano dal 10 al 15 novembre. Interpreti: Pino Micol, Vittorio Viviani, Manuele Morgese, Ruben Rigillo, Carla Ferraro, Maria Angela Robustelli, Ezio Budini, Giulia Rupi, Alessandro Scaretti. I vivaci dialoghi goldoniani sono accompagnate dalle musiche originali di Nicola Piovani, eseguite dalla violinista Lisa Green, mentre le scene e i costumi portano la firma di Lorenzo Cutùli. Scritta nel 1750 “La bottega del caffè” è una delle commedie più conosciute di Carlo Goldoni. Collocata al centro della piazza, ‘la bottega’ è luogo di ritrovo di avventori abituali e di passaggio. Una specie di microcosmo in cui si creano incontri e scontri tra i personaggi che litigano, si aiutano e si interessano dei fatti propri e altrui. Un carosello di umanità, in sostanza, in cui si concatenano screzi, maldicenze, ricatti e vizi. «Non casualmente Don Marzio, il protagonista, osserva le vicende descritte (e vissute) da Goldoni attraverso un occhialetto, – spiega Scaparro – diabolica lente, con cui spia curiosamente i fatti, le ipocrisie e le stravaganze delle persone. Ma non dimentica Don Marzio (o Goldoni) di parlare del mondo che sta cambiando fuori da Venezia: dall’orologio che viene da Londra, alle notizie che filtrano dalle gazzette europee, fino al rimpianto per una Napoli mai conosciuta. Provando questo mio nuovo Goldoni – continua il regista – con gli attori mi è capitato spesso di pensare a Goldoni e al suo occhialetto, e anche a questa nostra vecchia Europa che viviamo con qualche fatica». Goldoni costruisce questa commedia, scritta in lingua toscana, sui sentimenti e l’agire degli esseri umani, in cui è sorprendente osservare come sono comuni ad ogni tempo e luogo: invidia, amore, odio, brama di denaro e di potere, non sono molto cambiati dal Settecento a oggi.
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