A “Più libri più liberi” di Roma il noto antropologo Marc Augè ha presentato il suo libro “Le tre parole che cambiarono il mondo”.
di Jean Luc Dutuel
ROMA – Alla rassegna “Più libri più liberi” della Fiera della piccola editoria, che si è svolta a Roma dal 6 all’11 dicembre, è intervenuto anche il noto antropologo Marc Augè, che ha presentato il suo libro “Le tre parole che cambiarono il mondo“. Una teoria decisamente provocatoria, ma che invita a una attenta riflessione. «Le religioni che siano politeiste o monoteiste non sono sinonimo di amore ma di violenza. La guerra è sempre stato il denominatore comune per civiltà basate su questo tipo di religione (politeiste e monoteiste), ma occorre procedere con un importante distinguo. Le politeiste si caratterizzano per un grande sincretismo religioso e libertà di culto, basti pensare agli dei egizi con le loro origine probabilmente ‘nubiche’, o alla mitologia greca, le cui radici risalgono all’Asia Minore, a cui un imperatore come Adriano fu iniziato al culto persiano di Mitra. Quindi era proprio la civiltà più potente, l’impero stesso, che annetteva le popolazioni più diverse tra loro, quello che ne assorbiva usi, costumi e soprattutto le divinità, lasciando la guerra a mera questione economica. Diverso il discorso sulle seconde tipologie di religione, le monoteiste. Come ben sappiamo oggi, per quanto la religione fosse lo scudo per coprire importanti interessi economici, aveva come scopo quello di assoggettare con la forza le popolazioni sconfitte che dovevano subire le leggi del vincitore e imparare ad ubbidire, ad essere controllate, spaventate da un dio unico, che poi fosse incarnato da un papa o un monarca poco importa».
Ci troviamo all’interno della rassegna più “Libri più liberi” della Fiera della piccola editoria a Roma e chi parla, come avevo già annunciato sopra, è Marc Auge’, etnologo, antropologo di fama mondiale, famoso per la teoria dei “non-lieu” – “non luoghi”. Contrapposti ai luoghi antropologici dove gli esseri umani sono entrati in relazione fin dall’alba della civiltà, i ‘non luoghi’ sono degli spazi in cui gli esseri umani transitano senza mai entrare in relazione: aeroporti, stazioni, autostrade, centri commerciali, outlet, sale d’attesa, ascensori, campi profughi. Luoghi creati solo per la circolazione veloce di merci e persone, in cui quasi sempre scopo finale è il consumo. Auge’ dunque, dopo molti saggi stavolta presenta il suo ultimo lavoro che è un racconto, “La Sacree’ semaine qui change a la face du monde”, e che in italiano si intitola “Le tre parole che cambiarono il mondo”.
Il libro inizia con una decisa provocazione: « il Papa la domenica di Pasqua del 2018 appare al balcone di San Pietro per la consueta benedizione Urbi et Orbi e dichiara ”Dio non è morto, non è morto perché non è mai esistito” ». Ovviamente da questa grave premessa, di non poco conto, si sviluppano tutte una serie di conseguenze fino ad un finale sorprendente. Basti pensare solo a un passaggio paradossale e ironico in cui “L’Union Rationaliste”, composta da atei, manifesta a Parigi a favore del papa. Da queste basi Augé narra una vicenda che è anche un divertissement ironico, riflessivo, con molti risvolti politici e sociali, che sorprende forse perché non siamo abituati a vedere un così illustre professore nei panni di un piccante affabulatore. Sicuramente Augé vuole provocare ma anche far riflettere. Infatti in una situazione del genere si potrebbero ricreare i presupposti per un ritorno al mondo de “la lumiere”, il periodo illuminista, che è il momento storico che l’autore dice di amare di più, dove possa trionfare la razionalità e il libero pensiero con una politica completamente scevra da dogmi e inganni rispetto a quella con cui ci siamo rassegnati a vivere. Come aggiunge nella sua presentazione, che poi prende sempre più i toni di un seminario, nel corso dei secoli il potere dei papi e degli imam è sempre stato enorme. Potere politico, dispotico, religioso solo nella forma ma mai nei contenuti. Amministravano anche la giustizia, quindi avevano potere di vita e morte sui cittadini. Il mondo occidentale ha cominciato ad affrancarsi nel Settecento, con l’illuminismo appunto che ha portato alla Rivoluzione Francese. L’islamismo invece sembra ancora bloccato al passato. Ma una cosa è certa in entrambi i casi secondo Augé: “gli Stati monoteisti devono dichiararsi laici realmente, in concreto con i fatti, dichiararlo, scriverlo nelle costituzioni non serve a nulla”. Gli avvenimenti che si susseguono nelle nostre cronache quotidiane li smentiscono ogni giorno, perché una cultura monoteista non è migliore di un’altra senza rispetto reciproco: i morti civili in Siria non valgono meno dei morti del Bataclan o della Promenade des Anglais. Concludo questo incontro con Augé con una nota di malinconia che serpeggia nel racconto e che è conseguenza dell’incipit inverosimile con cui abbiamo iniziato, decisamente utopico. Già utopia, di Thomas Moore, un altro non-luogo creato qualche secolo fa, molto diverso da quello analizzato da Auge’, vuol dire Luogo Buono, quell’altrove che ogni tanto ci capita di fantasticare, da qualche parte, nella nostra mente.
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