di Antonella Furci
Roma, lunedì 13 marzo 2017 –
Per attirare l’attenzione di possibili mecenati e investitori verso il sito archeologico di Fossa in provincia de L’Aquila, il Mibact ha lanciato un appello sul sito Art Bonus.
Se fino al secolo scorso c’era un pullular di mecenati, figure importanti per la diffusione delle arti, oggi dobbiamo ammettere che sono una vera e propria chimera. Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo è arrivato addirittura a sensibilizzare potenziali mecenati attraverso il noto Art Bonus. Pur essendo stato istituito da qualche anno, pare siano ancora pochi, o comunque non in tale percentuale come sperato, ad aver aderito alla richiesta. In pratica, la congiuntura economica del momento, per nulla favorevole alla crescita produttiva del Paese (anzi decisamente contraria), e forse la scarsa informazione in merito, giocano a sfavore dell’Art bonus, e di conseguenza di molti siti archeologici e luoghi della cultura che meritano di essere valorizzati.
Di conseguenza sembra non essere un’attrattiva il credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato, che con Art bonus viene consentito a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. Così, il Mibact per racimolare finanziatori è costretto quindi a lanciare appelli.
Il più recente è uscito è pubblicato sul portale del Ministero attraverco cui si cerca di trovare fondi per valorizzare l’area archeologica di Fossa, in provincia de L’Aquila. “CERCASI MECENATI PER VALORIZZARE L’ARCHEOLOGIA DI FOSSA (AQ)”, dice così la nota pubblicata dal Mibact.
Si tratta della necropoli vestina di Fossa, da qualche giorno nella “vetrina on line” di Art Bonus. È il primo, e ad oggi l’unico, – si legge sul portale – intervento in Abruzzo presente nel portale Art bonus su proposta di istituti Mibact. È un segnale importante per richiamare l’attenzione di mecenati ed investitori privati sulla futura valorizzazione culturale e turistica di un sito archeologico straordinario e unico nel suo genere, qual è la Necropoli vestina di Fossa. Un complesso funerario – si continua a leggere – di circa 500 tombe, tra semplici sepolture in terra e monumenti sepolcrali, risalenti ad un periodo compreso tra il IX secolo a. C. e il I d. C., tra le quali spiccano i grandi tumuli (di diametro che varia tra gli 8 ed i 15 metri) delimitati da circoli di pietre, caratterizzati da enigmatici allineamenti di menhir.
“La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Aquila ha attivato da oltre un anno – afferma la soprintendente Alessandra Vittorini – diverse iniziative volte alla promozione e alla fruizione della necropoli, come le aperture straordinarie e le aperture estive con visite guidate in collaborazione con il Comune e ha deciso ora di investire nuove energie e rinnovato impegno per il restauro e la valorizzazione della necropoli e dell’intero sistema delle preesistenze archeologiche di Fossa, luogo dell’antica città romana di Aveja”.
Ad oggi sono circa 770 le proposte di intervento per il restauro di beni culturali pubblici raccolti sul portale Art Bonus (www.artbonus.gov.it). Di questi solo 85 su iniziativa MiBACT. Tra di esse è ora presente – unica proposta per l’Abruzzo – anche la Necropoli di Fossa, con una scheda che descrive non solo le origini, la storia e lo stato di conservazione del sito, ma anche il programma di interventi di riqualificazione necessari per la valorizzazione e la migliore fruizione. È un messaggio in sostanza – continua a spiegare la nota del Mibact – rivolto a mecenati e investitori privati per incentivare il sostegno al recupero del patrimonio culturale locale nella prospettiva futura di un rilancio economico, sociale e turistico dell’intero comprensorio.
Il progetto – si legge – comprende una prima fase di interventi di restauro ambientale e valorizzazione (per un importo di 750.000 euro) attraverso il ripristino del rapporto tra le evidenze monumentali della necropoli, l’ambiente e il paesaggio, con l’obiettivo di aiutare il visitatore a percepire l’aspetto originario del luogo. Seguirà una seconda fase di interventi – da attivare d’intesa con l’Amministrazione comunale – per la riqualificazione dello stabile incompiuto di proprietà comunale contiguo all’area archeologica, con l’obiettivo di dotare il sito di servizi e spazi idonei per la gestione, l’accoglienza e la promozione.
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