Al via la nomina dei 114 direttori degli enti museali statali non dirigenziali. Tra pochi giorni, il 5 novembre, entreranno nel pieno delle loro funzioni.
di redazione
ROMA – A pochi giorni dall’appello del ministro Franceschini per “adottare i 20 musei autonomi”, esce la nomina dei 114 direttori degli enti museali statali non dirigenziali. Tra pochi giorni, il 5 novembre, entreranno nel pieno delle loro funzioni. Andranno a guidare queste nuove realtà, che la riforma invita a dotarsi di un proprio statuto e soprattutto di una contabilità trasparente e sicura. Non si tratta di un vero e proprio bilancio, ma di un documento contabile che comunque permette di rendere chiaro quante risorse riceve ogni ente museale e come lo spende.
Dovendo ancora aspettare di sapere se i risultati saranno positivi, la riforma Franceschini si completa dunque con la nomina dei neo direttori dei musei statali non dirigenziali. A differenza dei direttori dei venti musei autonomi, selezionati tramite bando di concorso con requisiti per titolo e curriculum, questi 114 dirigenti sono stati selezionati tra il personale interno del ministero. La responsabilità delle loro nomine non ricade sul ministro o il direttore generale dei musei, bensì sui dirigenti dei poli museali regionali. Quest’ultimi con la nuova legge hanno sostituito le soprintendenze nella responsabilità dei musei.
In particolare si tratta di 48 storici dell’arte (42% del totale degli incaricati), 36 archeologi (31,5%) e 30 architetti (26,5%). La gestione è adesso divisa in aree funzionali, con un responsabile per le collezioni, lo studio, la ricerca, la didattica, il marketing, il fundraising, l’amministrazione e la sicurezza. Questo perché i musei statali italiani, così come prevedono le linee guida dell’International Council of Museums, si articolano in aree professionali. Accanto al direttore può essere nominato un curatore e conservatore delle collezioni, incaricato anche delle attività di studio, ricerca e didattica. Può essere nominato pure un responsabile dei rapporti con il pubblico, del marketing e della raccolta fondi. E inoltre un responsabile dell’amministrazione e uno per gli allestimenti e la sicurezza.
Per il ministro Franceschini è “un decisivo salto in avanti verso la piena valorizzazione del patrimonio culturale nazionale”. Per valutare però i reali risultati della riforma occorre attendere ancora un po’. E valutare se è riuscita a portare l’amministrazione dei musei più efficiente e meno costosa con l’ammodernamento della struttura centrale e la semplificazione di quella periferica. E poi se davvero ha portato all’integrazione definitiva tra cultura e turismo e alla valorizzazione di tutti i musei italiani. Non solo quindi i venti maggiori musei dotati di piena autonomia gestionale e finanziaria.
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