Cultura

Musica e Pittura: il Piano optofonico e il colore del suono

Con il Piano Optofonico i due grandi pittori Kandinskji e Baranoff Rossine riuscirono a dimostrare il rapporto sinestetico tra musica e pittura 

 


di Vittoria Schiavello



La Russia, all’inizio del secolo scorso, fu all’avanguardia per quanto riguarda le nuove correnti artistiche che attraversarono l’Europa. Due grandi pittori, in particolare, Vasilij Kandinskji e Vladimir Baranoff Rossine. Il primo padre dell’Astrattismo, il secondo pittore futurista, morto purtroppo ad Auschwitz. Entrambi riuscirono a dimostrare concretamente il rapporto sinestetico tra Musica e Pittura.
Vasilij Vasil’evic Kandinskij rimase folgorato dall’ascolto di un concerto del compositore austriaco Arnold Schönberg a cui l’artista assistette a Monaco nel 1911 a tal punto da dipingere su tela le emozioni provate nel dipinto intitolato “Impression III (Concert)”. Non è un caso che Schönberg fosse anche pittore e che Kandinskij fosse anche musicista: entrambi s’intendevano alla perfezione ed erano accomunati dalla ricerca di nuove forme espressive.

La Musica e i colori per Kandinskij

Kandinskij, che pensava all’anima come ad un pianoforte le cui corde l’occhio poteva percuotere tramite i martelletti del colore, sicuramente fu ispirato dalla musica inquieta di Schönberg, padre della Dodecafonia che distrusse il sistema tonale usato da secoli. Kandinskij pensò di attuare una visione dell’arte che si allontanava dalla realtà per assumere forme astratte. Per lui ogni colore equivaleva a uno strumento: il giallo, alla tromba; il rosso alla tuba; l’azzurro al flauto; il blu scuro all’organo; il verde al violino; l’arancione ad una campana. Il bianco, invece, che è dato dalla somma di tutti i colori dell’iride, è un non-suono paragonabile musicalmente alla pausa tra le varie battute di una composizione. Mentre il nero è un non-colore e viene paragonato alla pausa finale di un’esecuzione musicale.

Il Piano Optofonico di Vladimir Baranoff Rossine

La sinestesia tra musica e pittura già intuita sia da Kandinskij che dal musicista russo Aleksandr Scrjabin, verrà concretizzata dal pittore futurista Vladimir Baranoff Rossine. Artista geniale a cui la storia per molto tempo non ha attribuito la fama che meritava, ma ormai da decenni è stato pienamente e giustamente rivalutato (una delle sue opere Adam and Eve è stata venduta per 5.3 milioni di dollari da Christie’s a Londra, nel 2008). Sarà proprio lui ad inventare nel 1922 il Piano Optofonico, un incredibile strumento elettronico che concretizza fisicamente ciò che sia Kandinskji che Aleksandr Scrjabin avevano già intuito.

 

Struttura del piano Optofonico

Il piano optofonico consisteva in una specie di scatola squadrata dotata di tastiera all’interno della quale veniva inserito un quadro di forma rotonda su supporto di vetro, dipinto dallo stesso Rossine. Tramite una cellula fotoelettrica, leggeva le informazioni di colore e le trasformava in suoni. I tasti di questo strumento non servivano per suonare ma ad ogni tasto era collegata una serie di funzioni.
Si poteva aumentare o diminuire la velocità di rotazione del quadro, ad esempio, ma anche aggiungere filtri che ne modificavano l’effetto iniziale. Lo stesso quadro veniva proiettato sui muri ma anche altrove, come sulle nuvole ad esempio, tramite potenti fasci di luce. L’effetto sorprendente era un’immagine in movimento.
Il risultato finale era un quadro che prendeva vita attraverso i suoni con straordinari effetti psichedelici, e che dunque fungeva da partitura. Lo stesso poteva produrre melodie di volta in volta diverse e a seconda del tipo di tasto che si usava. La composizione alla fine era solo lo spunto di una creatività in continua evoluzione.

Immagine d’apertura: Vasilij Vasil’evic Kandinskij, particolare del dipinto Impression III (Concert), 1911

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