di redazione
Reggio Calabria, lunedì 16 maggio 2016 –
Capita spesso che nella terra dell’ex Magna Grecia, in questo caso in Calabria, quando si interviene per dei lavori pubblici, ci si imbatta in scoperte sorprendenti.
Così succede che la modernità si trovi a cedere il passo al fascino e al mistero dell’antico.
La protagonista qui è Reggio Calabria, fondata nell’VIII secolo a.C. è stata uno dei principali centri della Magna Grecia, alleata di Roma, importante città dell’impero bizantino e così pure sotto le dominazioni di normanni, svevi e angioini. A Reggio Calabria un mese fa, il 18 aprile, mentre in piazza Garibaldi proseguivano gli scavi per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo, son venuti fuori i resti di un tesoro antichissimo di circa 1900 anni fa. Secondo gli esperti, si tratterebbe dei resti di una città rimasta sotterranea e sconosciuta per secoli. Testimonianza di una delle tante civiltà susseguitesi nei millenni e che costituiscono la lunga storia di quella che oggi è Reggio Calabria. Proprio per questa sua caratteristica storica, gli esperti si immaginarono ancora prima di iniziare i lavori che qualcosa comunque sarebbe affiorato in superficie. E infatti prima di approvare il progetto del parcheggio, erano stati prescritti tre saggi esplorativi allo scopo di determinare la consistenza e la natura dei reperti del sottosuolo.
Nello specifico è stata trovata «una massiccia costruzione che affiora a 2,30 metri dall’attuale piano stradale e che si sviluppa in altezza per poco meno di 2 metri». È in pratica il podio di un edificio di età romana, che si pensa risalga al I secolo d.C. La struttura presenta diversi fori utilizzati come agganci di perni per il fissaggio di lastre di rivestimento in marmo colorato. La base del podio è costituita da una cornice in calcare durissimo e sagomato, delimitata a sua volta da altri blocchi di calcare. Ha una larghezza di 13 metri, ma la lunghezza non è ancora accertata perché una parte del podio prosegue nella zona non interessata dagli scavi.
Tuttavia gli esperti della Soprintendenza stanno ancora valutando se si tratta di un monumento funerario o di un tempio. Dai primi scavi sono venuti alla luce diversi materiali archeologici, tra cui alcune anfore. Reperti comunque che hanno consentito di stabilire la datazione del monumento, che si pensa risalga all’età romana imperiale. Per avere chiara la situazione dell’intera area archeologica, è stato disposto di fare una mappatura completa di tutti i resti presenti nel sottosuolo e attraverso quattro saggi esplorativi.
La scoperta – come è ben evidente – è considerata di una certa importanza, per questo il progetto del parcheggio al momento pare sia stato accantonato. Il Comune di Reggio Calabria e il Mibact hanno intenzione di valorizzare i reperti rinvenuti. Infatti l’intento è quello di far proseguire le indagini archeologiche al fine di trovare altri eventuali resti del passato. Ma ancora più interessante è la progettazione di «un ambizioso piano di musealizzazione, valorizzazione e fruizione in situ di quanto emerso», come spiega la nota diffusa dall’ex Soprintendenza per i beni archeologici calabresi.
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