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Roma: dimore romane emergono dagli scavi della metro C

Dimora Scavi Roma

Le due dimore romane emerse durante i lavori di scavo per la realizzazione della metro C, risalgono al periodo di Traiano


 

ROMA –  Un ritrovamento inedito ed eccezionale emerso durante i lavori per la realizzazione della linea C della metropolitana a largo Amba Aradam.
Si tratta di due ambienti della media età imperiale che a causa di un incendio sono riusciti a mantenere ben conservate parti del solaio ligneo e del mobilio. Il ritrovamento è avvenuto grazie alla realizzazione del pozzo Q15, fatto costruire per mettere in sicurezza le vicine mura Aureliane, che ha messo in luce, a circa 9 metri dal livello stradale, e sotto le fasi moderne e tardoantiche, i due ambienti in opera mista risalenti al periodo di Traiano (inizi del II secolo d.C.) con rimaneggiamenti di età adrianea e successivi.

Il rinvenimento di parti lignee, carbonizzate ma ugualmente leggibili e consistenti, è un unicum per Roma e una rarità per epoche così antiche. L’area dello scavo interessa le pendici meridionali del Celio, il colle che in età imperiale era caratterizzato da lussuose abitazioni aristocratiche, mentre a sud da edifici militari, tra cui la celebre caserma rinvenuta recentemente in via Ipponio sempre nel corso dello scavo della Stazione Amba Aradam della Linea C.
Iniziata nel dicembre del 2016, l’indagine nel pozzo Q15 è apparsa complessa per la presenza di materiali architettonici eterogenei, stratificati a causa del collasso dell’edificio e delle suppellettili contenute al suo interno. Negli strati più alti sono state rinvenute ampie porzioni di mosaico pavimentale in bianco e nero del piano superiore dell’edificio e frammenti di intonaco dipinto delle pareti e del soffitto.

L’incendio ha creato le condizioni perché si conservassero gli elementi lignei della struttura dell’edificio e dei suoi arredi che, seppur carbonizzati, sono di estrema rarità per epoche così antiche. È stato infatti possibile identificare dei travetti di legno rettangolari, cui erano attaccate le canne che permettevano il fissaggio degli intonaci al solaio e alle pareti.
Sono emerse anche parti riferibili alla struttura lignea portante del solaio, la cosiddetta ‘contignatio’ descritta da Vitruvio: in particolare, una grossa trave, che conserva sia gli incassi per l’inserzione dei travicelli trasversali sia una grossa chiodatura in ferro. Mosaico Scavi Roma
Su alcuni elementi sono state individuate lavorazioni di falegnameria più elaborate, che ne suggeriscono l’interpretazione come elementi di arredo.

Tra questi una gamba di sgabello o di tavolino, un altro piede più massiccio, forse pertinente a una cassa, e un elemento molto elaborato con voluta forata passante, forse di una balaustra lignea. Infine, una tavola rettangolare di notevoli dimensioni, forse anch’essa pertinente all’arredo, e frammenti di stipite con tracce di lastre di vetro di finestra. 

Al piano terra dell’edificio, entro gli strati di crollo, è stata messa in luce una ampia porzione di parete in opera laterizia con decorazione ad affresco, del tipo lineare a fondo bianco, databile all’età severiana (inizi III secolo d.C.), che presenta elementi schematici e riquadri con motivi di fantasia, tra cui un fiore con corolla al di sopra di un candelabro vegetale.

Durante lo scavo è emerso anche lo scheletro di un cane, accucciato davanti a una porta e verosimilmente, rimasto intrappolato nell’edificio al momento dell’incendio: un indizio di come la costruzione non sia stata volutamente abbattuta, ma sarebbe invece crollata per l’improvviso divampare delle fiamme. Solo successivamente i muri sarebbero stati intenzionalmente regolarizzati. Attualmente si sta anche cercando, attraverso uno studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia se l’origine dell’incendio possa essere stato un evento sismico. Tuttavia è in corso la messa in luce del pavimento a mosaico dell’ambiente che contiene i resti del solaio ligneo. Un pregevole mosaico in bianco e nero, con doppia cornice di bordo a foglie cuoriformi e onde correnti.

Allo stato attuale gli studiosi hanno avanzato una serie di interpretazioni che vanno ovviamente approfondite. Una ipotesi è che l’edificio potrebbe far parte della caserma rinvenuta in via Ipponio, cui rimandano le quote di soglia e di rasatura degli ambienti, nonché la datazione, la tecnica edilizia e il pregio dei rivestimenti (mosaici pavimentali, affreschi, lastre marmoree su alcune pareti, di cui restano le grappe di sostegno). L’ altra ipotesi invece è che gli ambienti scoperti facciano parte di una delle domus aristocratiche del Celio, di cui sono stati rinvenuti resti non lontano, come la domus dei Valerii, che peraltro presenta modalità di crollo simili.

 

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