Dopo Genova e Torino, tocca a Roma ‘tingersi’ delle inconfondibili sfumature impressioniste. Lo fa con due mostre dedicate al movimento artistico francese.
di Antonella Furci
ROMA – Come avevamo già annunciato nelle settimane scorse, si tratta della terza e quarta rassegna importante di autunno dedicata all’Impressionismo. In questo articolo, però, parliamo della prima delle due inaugurata giovedì scorso 15 ottobre e dal titolo Impressionisti Tête-à-tête, ospitata al Complesso del Vittoriano fino al 7 febbraio 2016. Si possono ammirare 60 capolavori di pittura e scultura dei più grandi maestri francesi. Quali Edouard Manet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Frédéric Bazille, Camille Pissarro, Paul Cézanne, Berthe Morisot, tutte opere provenienti dal Musée d’Orsay.
La mostra mette in luce quegli aspetti essenziali per l’elaborazione di un’arte moderna. Cioè quel passaggio artistico verso la contemporaneità, con una pittura che racconta la vita quotidiana nei luoghi pubblici e privati. Lo scopo della rassegna infatti, è quello di raccontare la società della Parigi della seconda metà dell’Ottocento. Un particolare sguardo inoltre va dato ai ritratti, dove protagonisti sono gli stessi artisti, ma anche letterati, familiari, amici e signore della borghesia. Tra tutti è proprio la corrente impressionista che, con l’imprimere il reale, offre oggi la possibilità di ricostruire ambienti culturali e contesti sociali dell’epoca, evidenziando le connotazioni delle singole personalità.
“Impressionisti Tête-à-tête” comunque dà l’opportunità anche di cogliere gli stimoli artistici in cui operarono gli impressionisti. E soprattutto di cogliere quella “rivoluzione dello sguardo” e quel rinnovamento stilistico di cui il movimento pittorico fu portavoce.
Tra le opere esposte, alcune diventate vere e proprie icone dell’arte moderna, vanno citati Il Balcone (1890) di Manet, emblema della borghesia parigina di fine Ottocento, Stéphane Mallarmé (1876), sempre di Manet, ritratto in un atteggiamento rilassato, come a raccontare l’intimità tra due amici che si incontrano per discutere di pittura e letteratura ed anche di altro. E poi anche Jentaud, Linet et Lainé (1871) in cui Degas si sofferma sui visi pensosi dei tre giovani industriali parigini che emergono dalla tavolozza scura illuminata dai bianchi della tovaglia, dei polsini, del giornale. Dello stesso artista anche il ritratto del nonno Hilaire de Gas (1857). Da annoverare Il ritratto di Renoir (1867) dipinto di Bazille, dove l’artista è immortalato con i piedi su una sedia, facendone il modello della sfrontatezza giovanile. Di Renoir tra i tanti, splendida è L’altalena (1876) dove la luce inizia a diventare protagonista delle opere. E poi Bal au Mouline de la Galette (1876). Mentre di Cézanne è da segnalare Donna con caffettiera (1890-1895), l’Autoritratto (1875) e Il giocatore di Carte (1890-1892).
Immagine d’apertura: Pierre Auguste Renoir,
Bal au Mouline de la Galette, 1876
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