Arte

Sekhmet, la Potente: a Bologna in mostra la dea leonina egizia


Il Museo Civico Archeologico di Bologna ospita per due anni la statua della dea Sekhmet, la Potente, in prestito dal Museo Egizio di Torino


 

BOLOGNA – Dall’alto dei suoi 2,13 metri di altezza, la dea Sekhmet, il cui nome significa “Potente”, accoglie il pubblico presso il Museo archeologico di Bologna e lo introduce alla visita della collezione egizia. La divinità egizia continua così a svolgere quella funzione protettrice per la quale era stata commissionata da Amenhotep III. Al tempo stesso il visitatore rivive la stessa emozione che il sacerdote dell’antico Egitto doveva provare quando entrava nel cortile del Tempio per invocare la Potente nelle sue preghiere e propiziare la fertile esondazione delle acque del Nilo.

La mostra

Dal 7 luglio fino al 31 dicembre 2021 la mostra Sekhmet, la Potente. Una leonessa in città, a cura di Daniela Picchi, è ospite di eccezionale rilievo presso il Museo Archeologico di Bologna. Questo grazie al progetto espositivo reso possibile dalla generosa collaborazione con cui il Museo Egizio di Torino ha concesso in prestito uno dei suoi capolavori più rappresentativi: la statua di Sekhmet, la temibile divinità egizia con testa di leonessa e corpo di donna. Il museo torinese conserva una delle più grandi collezioni al di fuori dell’Egitto, composta da 21 esemplari. La statua è esposta nell’atrio monumentale di Palazzo Galvani e va ad arricchire un importante repertorio di materiali lapidei, sia di proprietà civica che di proprietà statale. 

 

   Allestimento al Museo Civico Archeologico di Bologna della statua di Sekhmet. Foto: Alessandro Galli

 

Sekhmet la “Potente”

Sekhmet era una divinità dalla natura ambivalente. Era al contempo potenza devastatrice e dispensatrice di prosperità. Sekhmet, ovvero “la Potente”, venne raffigurata in varie centinaia di statue per volere di Amenhotep III, uno dei faraoni più noti della XVIII dinastia (1388-1351 a.C.), allo scopo di adornare il recinto del suo “Tempio dei Milioni di Anni” a Tebe Ovest. La regolarità dei riti in onore di Sekhmet servivano a placarne l’ira distruttrice che la caratterizzava quale signora del caos, della guerra e delle epidemie. La pericolosa e furente Sekhmet, oltre a poter inviare sulla terra pestilenze e malattie, se adeguatamente adorata era anche in grado di prevenirle e guarirle. 

 

Immagine d’apertura: particolare della Statua della dea Sekhmet, datazione Nuovo Regno: XVIII dinastia, regno di Amenhotep III (1388-1351 a.C.), collezione Drovetti – Museo Egizio di Torino. Foto: Giorgio Bianchi, Comune di Bologna

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