Protagonista del nostro speciale DONNE E ARTE è Sofonisba Anguissola, tra le pioniere dell’arte rinascimentale al femminile che deve la sua libertà alla cultura
Nella storia dell’arte emerge la forte presenza maschile rispetto a quella femminile. La cultura che si perpetrò per secoli voleva la donna occupata nell’ambito domestico. Le botteghe e le scuole d’arte erano in genere prerogativa maschile. Ma nonostante tutto, ci furono le donne di talento che ugualmente si dedicarono all’arte lasciando un’importante contributo. Nel tentativo di “ricostruire” una storia dell’arte tutta al femminile, e di dare ulteriore visibilità al talento delle artiste del passato, continua il nostro speciale DONNE E ARTE.
Questo secondo articolo è dedicato a un’altra pioniera dell’arte del Rinascimento: Sofonisba Anguissola (Cremona 1535 ‒ Palermo 1625). Oltre ad essere stata una grande ritrattista, Sofonisba è considerata una donna libera e ‘anticonformista’, che ha rispettato però le regole. E c’è riuscita grazie alla sua cultura. Appartenente alla nobile famiglia piacentina degli Anguissola, Sofonisba fu una delle prime esponenti femminili della pittura europea. La sua celebrità però non fu pari a quella di altre pittrici salite successivamente alla ribalta, come per esempio Artemisia Gentileschi – la prima delle artiste a cui abbiamo dedicato il primo articolo del nostro speciale. (Clicca qui per leggere l’articolo). O come Elisabetta Sirani, Rosalba Carriera e Angelika Kauffmann.

Tuttavia Sofonisba è degna rappresentante della pittura italiana rinascimentale al femminile.
Si formò alla scuola del pittore lombardo Bernardino Campi che aveva uno stile che si rifaceva al manierismo in voga nell’Italia settentrionale tra Cinquecento e Seicento. Lo stile di Bernardino ha influenzato molto quello di Sofonisba, che ne tradusse i tratti essenziali nell’ambito da lei prediletto: la ritrattistica. Data anche la sua competenza letteraria e musicale, Sofonisba Anguissola ha partecipato alla vita artistica delle corti italiane. Intrattenne una fitta corrispondenza con i più famosi artisti del suo tempo. Tanto che fu citata anche nelle Vite di Giorgio Vasari grazie a Michelangelo Buonarroti che sosteneva che la giovane artista avesse talento. Fu il padre di Sofonisba infatti a scrivere a Michelangelo e a mandargli i disegni della figlia. Fra quei disegni c’era anche il Fanciullo morso da un gambero, nel quale l’allora giovane Sofonisba aveva colto l’espressione del dolore infantile in un modo che piacque molto al grande artista fiorentino. Disegno che ispirò poi nel 1595 il “Ragazzo morso da un ramarro” di Caravaggio.
Visse per tredici anni a Madrid (dal 1559 al 1573) come dama di compagnia della regina Elisabetta di Valois, terza moglie di Filippo II, figlia di Enrico II di Francia e di Caterina de’ Medici. Presso la corte spagnola la giovane artista aristocratica italiana era apprezzata per le doti creative e musicali.
Nelle collezioni reali del Prado sono presenti quattro opere attribuite a Sofonisba Anguissola. Tra questi bellissimi ritratti di Filippo II, di Elisabetta di Valois e della regina Ana d’Austria (la quarta moglie) e la recente acquisizione del Ritratto del poeta Giovan Battista Caselli.

Negli anni madrileni Sofonisba dipinse molto, ma non firmò mai i suoi quadri che donava spesso ricevendo in regalo gioielli o stoffe preziose. Il pittore di corte era allora Alonso Sánchez-Coello e, in mancanza di documentazione, molti ritratti di autori ignoti furono attribuiti nei secoli a quest’ultimo.
Nel 1573 Sofonisba sposa il nobile siciliano Fabrizio Moncada e si trasferisce in Sicilia a Paternò, dove dipinse la tela Madonna dell’Itria. Con la morte del marito, avvenuta nel 1578, Sofonisba lascia l’isola per raggiungere la Liguria. Fermatasi provvisoriamente a Livorno, la pittrice sposa a Pisa nel 1579 in seconde nozze il nobile genovese Orazio Lomellini, di quindici anni più giovane di lei. Nel frattempo, intorno al 1580 conosce il giovane pittore Pier Francesco Piola. Tornata nel 1615 con il nuovo marito a Palermo, Sofonisba continua a dipingere nonostante incominciasse ad avere problemi alla vista, che alla lunga le impedirono di continuare a esercitare la sua arte. Ma ormai aveva raggiunto una grande fama, tanto che il celebre pittore Antoon van Dyck, succedutole come ritrattista ufficiale alla corte spagnola, confessò tutta la sua ammirazione per la pittura di Sofonisba Anguissola. I due si incontrarono personalmente poco prima che lei morisse, nel 1624 a Palermo presso la corte del viceré di Sicilia. In quell’occasione Van Dyck immortalò Sofonisba in un ritratto.
Leggi anche l’articolo:
DONNE E ARTE: la forza e il talento di Artemisia Gentileschi
Immagine d’apertura: Sofonisba Anguissola, Autoritratto al cavalletto (particolare),
1556, Lancut, Muzeum Zamek
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Credo ci sia stata una confusione tra Merisi e Buonarroti… sicuramente un errore di distrazione, consiglio di modificare. Resta, comunque, un articolo interessante.
Grazie per la lettura dell’articolo e per il commento, ma non si riesce a comprendere dove sia la confusione. Sofonisba (1525-1635) è vissuta nel periodo di Michelangelo Buonarroti (1475-1564) e Michelangelo Merisi (1571-1610). Molto più piccola del Buonarroti e molto più grande del Merisi. Come affermano le biografie (nello specifico Giulio Bora p.87), il Fanciullo morso da un gambero è stato realizzato dalla pittrice su suggerimento di Michelangelo Buonarroti – cui era stato inviato in visione – e che rappresenta Asdrubale, fratellino di Sofonisba (nato nel 1551). Il disegno è stato realizzato nel 1554 e Merisi (Caravaggio) non era ancora nato. Secondo gli storici dell’arte pare che molti anni dopo la realizzazione del disegno di Sofonisba, Caravaggio abbia preso ispirazione per dipingere nel 1595 il Ragazzo morso da un ramarro.
Grazie per la risposta; l’argomento mi interessa molto e mi piacerebbe sapere come il Caravaggio sia venuto a conoscenza del “ragazzo morso da un gambero ” della Anguissola… forse durante una mostra?
Lo spiega una lettera scritta da Tommaso Cavalieri a Cosimo I de’ Medici, il 20 gennaio 1562, in accompagnamento al dono di due disegni, uno di Sofonisba e l’altro di Michelangelo. In questa lettera (che trovi facendo ricerche su internet) si viene a sapere che il Fanciullo morso da un gambero era stato realizzato proprio su suggerimento di Michelangelo, al quale – secondo il racconto degli storici – il padre di Sofonisba, il nobile Amilcare Anguissola, inviò i disegni della figlia. Infatti nella lettera di Tommaso Cavalieri viene spiegato che il disegno del Fanciullo morso da un gambero, inviato a Michelangelo in visione, era stato realizzato da Sofonisba su suggerito del maestro.