Dalle sensazioni di Klimt a Moreau a quelle di Segantini e Previati. La mostra sul Simbolismo e la belle Époque a Palazzo Reale
di redazione
MILANO – Mistero, enigma, sogno, intime sensazioni. Un’insieme di suggestioni che hanno fatto del movimento artistico del Simbolismo il protagonista in Europa tra fine ‘800 e ‘900. Con ideali forme, i contenuti delle opere sono complessi da decifrare. La spiritualità prende il sopravvento sull’oggettività del reale. Il Simbolismo ha dato sempre rilievo ai miti e ai grandi valori universali della vita e della morte. Ma anche dell’amore e del peccato, andando alla costante ricerca dei misteri della natura e dell’umana esistenza. Un’infinità di sensazioni soggettive si presenta agli occhi di chi ammira i capolavori simbolisti. Un’esperienza data dalla grande mostra ‘Il Simbolismo. Dalla Belle Époque alla Grande Guerra’ ospitata negli spazi di Palazzo Reale fino al 5 giugno.
È la prima grande mostra del 2016 per Palazzo Reale, sviluppata lungo oltre 2.000 mq di superficie espositiva e suddivisa in 24 sale. Un viaggio straordinario all’interno del movimento pittorico attraverso le circa 150 opere. Costituite da dipinti, sculture e una eccezionale produzione grafica, provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee e da collezioni private. Magnifiche opere che portano la firma di maestri quali Klimt, Holder, Khnopff, Klinger, Moreau, Odillon Redon. Affiancate inoltre ai capolavori di Segantini, Previati, Sartorio, Galileo Chini e molti altri.
L’importante mostra, a cura di Fernando Mazzocca e Claudia Zevi in collaborazione con Michel Draguet, è promossa dal comune di Milano ed è prodotta da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore in collaborazione con Arthemisia Group. Si inserisce nel programma espositivo di Palazzo Reale che dedica ampio spazio all’arte tra il XIX e XX secolo.
Il percorso espositivo, articolato in 18 sezioni tematiche, evoca le atmosfere e la dimensione onirica che i diversi artisti desideravano raggiungere per superare l’apparenza del reale. Il Simbolismo infatti ha dato sempre grande rilievo ai miti e ai grandi valori universali della vita e della morte. Ed anche dell’amore e del peccato, andando sempre alla costante ricerca dei misteri della natura e dell’umana esistenza.
Così si passa dal sogno di Fernand Khnopff alle ardite invenzioni iconografiche di Klinger. Dalle rappresentazioni demoniache di Odillon Redon e Alfred Kubin alle rappresentazioni dei miti di Gustave Moreau. Dal sentimento di decadenza di Musil al vitalismo di Hodler. Il tutto senza tralasciare le suggestioni dei Nabis, l’amore secondo Giovanni Segantini e le magiche decorazione di Galileo Chini. In mostra sono esposte anche diverse opere presentate nelle varie edizioni della Biennale di Venezia. All’epoca importante vetrina di confronto internazionale e occasione di dialogo tra i protagonisti del Simbolismo europeo. Come von Stuck, Hodler, Klimt e gli artisti italiani.
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