Al Teatro di Villa Torlonia si è svolto il 17 settembre il concerto di musica da camera ispirato alla Prima Guerra Mondiale
di Jean Luc Dutuel
ROMA – Su uno schermo sospeso sul proscenio scorrono delle slide di documenti ingialliti dal tempo, mostrano immagini di uomini stremati, coperti dal fango della trincea, che spingono artiglieria pesante attraverso tortuosi sentieri montani, e lettere inviate e ricevute dai loro famigliari al fronte. Lo scenario è il piccolo ma splendido Teatro di Villa Torlonia, in cui si è svolto il 17 settembre scorso il concerto di musica da camera ispirato alla Prima Guerra Mondiale.
Sul palcoscenico, al di sotto dello schermo, un’orchestra di dieci elementi con soprano, contralto e voce recitante recupera un’antica forma musicale. Una musica estensiva, roteante in un continuum ciclico, mai nome poteva essere più indovinato di quello di Ensemble Spirale Armonica a richiamare la figura geometrica di Fibonacci.
Da un’idea del violinista e compositore Daniele Scaramella nasce “Che Grande Guerra”, un’opera in forma d’Oratorio (parti strumentali alternate a voce recitante) diretta dal maestro Andrea Palmacci. L’opera di Scaramella potremmo intitolare anche “Trionfo della Guerra sulla ratio umana”, anche se poi i due termini ratio e umana mai come oggi risultano improbabili nell’accostamento. L’oratorio si compone di un Preludio, Al Crepuscolo scritto da un autore versatile ed eclettico come Gianluca Verrengia. Il brano strumentale dove risaltano archi e fiati, intenso e lirico è attraversato dalla soave voce del contralto Eva Maria Ruggeri.
Seguono poi 8 scene con Testo recitante e finale. Da questo momento si evidenzia il soprano Sofia Yuneeva che insieme al contralto della Ruggeri, crea una vera olofonia, una musica che non sembra giungere dal normale apparato uditivo ma “al di fuori” e nello stesso tempo “dentro” l’ascoltatore.
Notevole l’apporto dei pianisti Federica Posta e Andrea Feroci a rendere la sonorità cupa e magnetica, accompagnati dalle fondamentali percussioni di Claudio Piselli e Giuseppe Piraino. I due archi, il violino suonato proprio dall’autore Daniele Scaramella, il violoncello di Paolo Andriotti e la sezione fiati – Annalisa Serio al flauto, Marcos Palumbo al sax, Margherita Ramirez al clarinetto – creano il cosiddetto contrappunto melodico, alternato in un’incantevole sequenza di consonanze e dissonanze armoniche che ogni tanto si spingono verso l’atonalità di reminiscenza schoenberghiana, determinante nel creare l’atmosfera di una speranza che diventa incubo.
Decisivo per il tema trattato l’uso frequente e di contrasto della fisarmonica eseguita splendidamente da Riccardo Pugliese. Vigorosa e vibrante la direzione del Maestro Andrea Palmacci, piena di slancio evocativo senza mai scadere nel facile patetismo. Regista, montatore video, testo dell’oratoria e figura narrante Emanuele Gamba. La sua voce fende il proscenio come una lama, incisiva, roca.
Vengono poi letti i testi degli interventisti, da D’Annunzio a Mussolini, agli ufficiali Rebora e Montale. Se questo non bastasse ecco il manifesto futurista di Marinetti con il famoso articolo “la Guerra come sola igiene del mondo”.
I momenti più intensi vengono dalle lettere dal sapore autentico, oltre che cronachistico, quelle lettere che emanano “odore di vero” scritte dagli stessi combattenti: persone prima che soldati. Una rappresentazione che meriterebbe veramente un’audience più vasta, opera realmente multimediale per usare un termine di cui oggi purtroppo si abusa spesso. Visione, ascolto, atmosfera sono magistralmente evocati, sembra quasi di sentire anche l’odore della trincea.
Immagine d’apertura: momento del concerto a Villa Torlonia
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