Scoppia la polemica dopo il commento del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, sulla probabile intenzione di vendere opere di Klimt e di Chagall per sanare le casse comunali.
di redazione
VENEZIA – Era inevitabile che scoppiasse la polemica dopo il commento del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, sulla probabile intenzione di arrivare a vendere La Giuditta II di Klimt e Il Rabbino di Vitebsk di Chagall per sanare le casse comunali. Al momento l’unico favorevole alla proposta di Brugnaro è Vittorio Sgarbi che ha detto all’Adnkronos: “Nessuno va a Venezia per vedere Klimt e dovendo scegliere fra Venezia e Klimt, è meglio che muoia Klimt”. Così Vittorio Sgarbi, critico d’arte ed ex sindaco – che come sempre va controcorrente – plaude alla proposta lanciata dal primo cittadino di Venezia. E dice : “Brugnaro ha fatto benissimo, la sua idea è davvero interessante e molto logica. Non si tratta di vendere un Canaletto o un Tiziano. Si parla di opere che non sono legate alla storia di Venezia – continua Sgarbi – Klimt a Venezia è un corpo estraneo, il suo quadro può stare ovunque, a Parigi come a New York. Sono autori che sono stati comprati negli anni passati e quindi possono essere venduti”. Beh se così fosse verrebbe da commentare: allora tutte le opere italiane custodite da importanti musei esteri potrebbero ritornare in patria o essere venduti ad altri tanto ‘non c’entrano nulla’ con la storia di quei Paesi. E viceversa”. “Il quadro di Klimt varrà almeno 200 milioni e quello di Chagall almeno 80 – conclude Sgarbi – si tratta quindi di quadri importanti, che possono davvero risolvere i problemi di una città”.
Per fortuna c’è chi la pensa diversamente mettendoci più buon senso. Come Philippe Daverio che (anche lui all’Adnkronos) considera invece la vicenda come: “Atto illegittimo e criminale”. Il critico d’arte entra nel cuore del problema. Boccia senza appello la proposta lanciata dal primo cittadino di Venezia: “L’idea di Brugnaro è illegittima dal punto di vista amministrativo, il sindaco dovrebbe sapere che la spesa corrente e la spesa in conto capitale non possono confondersi, non si può vendere un palazzo pubblico per pagare i netturbini, altrimenti a Roma avrebbero risolto tutti i problemi in un attimo”. “Depauperare i musei veneziani – aggiunge Daverio – da un punto di vista etico è criminale. Inoltre, il fatto che Klimt sia scritto con la ‘k’ non vuol dire che non sia veneto. La sua arte infatti – spiega il critico – deriva dalla cultura veneziana e dall’arte dei mosaici di Ravenna. Quindi – conclude il critico – è da analfabeti dire che Klimt non c’entra nulla con il Veneto perché è un prodotto dell’arte dell’Alto Adriatico”. Ma nonostante le polemiche, il sindaco di Venezia insiste e ribadisce la proposta di vendere opere d’arte di pregio, come i quadri di Klimt e Chagall per la sola motivazione di risanare le casse comunali. Anche i social non risparmiano aspre critiche alla proposta di Brugnaro.
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