di Antonella Furci
Vibo Valentia, martedì 23 febbraio 2016 –
In molti nei giorni scorsi si erano allarmati per l’insolito cedimento del tratto di strada della centrale piazza Luigi Razza a Vibo Valentia.
L’area interessata della piazza, attraversato da un parcheggio, è stata sin da subito transennata. Il timore che si verificasse la stessa pericolosa voragine avvenuta il mese scorso in un’altra via del capoluogo calabrese, era alquanto alto.
Non si è voluto perder tempo e così Ieri mattina sono partiti i lavori di scavo per cercare di capire cos’è che ha provocato lo strano cedimento del manto stradale. Ancora in corso, sono eseguiti sotto la super visione della Soprintendenza ai beni archeologici. In poche ore, appena sotto il livello stradale, ecco riaffiorare i resti di un’antica chiesa risalente al 1500. Più precisamente ad emergere sono i resti della cripta, individuata anche per la presenza di un ossario, tipico delle chiese di un tempo. In sostanza il cedimento del terreno è stato causato proprio dal crollo della volta della cripta su cui in pratica si ‘’appoggiava’ il manto stradale.
Agli archeologi è stata data la possibilità di continuare gli scavi ancora per qualche giorno, in modo da recuperare altri reperti. Non è comunque una novità per il capoluogo calabrese una simile scoperta ed appena sotto il livello stradale.
I vibonesi aono ormai abituati a dividersi tra il moderno e l’antico. La città infatti vanta alle spalle una lunghissima storia, pluri-millenaria, durante cui si sono succedute diverse civiltà antiche. La sua posizione strategica, su un promontorio che ad ovest si affaccia sulla costa tirrenica e ad est nell’entroterra pedemontano calabrese, ha consentito alle diverse e importanti civiltà antiche succedutesi nei secoli e sempre nello stesso luogo, di non abbandonare mai il luogo abitato. In pratica, non hanno mai dovuto spostarsi e rifondare la città in altre zone, come avvenuto per altre città, ricostruendo il centro abitato sempre su se stesso. E’ chiaro che quando si scava a Vibo Valentia, e nemmeno in profondità, la probabilità che riaffiorino reperti di diverse epoche è più che sicuro. Come è accaduto in particolare negli ultimi anni.
Vibo Valentia ha visto il suo antico splendore passando da polèis greca a municipium romano, da importante centro normanno –svevo, di cui è ancora dominante il Castello nel punto più alto della città, a rilevante centro in età moderna. Tra le scoperte, quasi sempre casuali, sono da annoverare quella della famosa Laminetta Orfica, custodita nel Museo Archeologico Statale V. Capialbi del capoluogo. La Laminetta Orfica è nota perché ha sbloccato le ricerche di studio dell’antico culto orfico greco. Essendo stata trovata all’interno di un’antica tomba e al collo di uno scheletro di donna, la sua funzionalità è stata contestualizzata. Anche il Busto di Agrippa, di epoca romana, anch’esso esposto al Museo archeologico della città, gli viene attribuita una certa rilevanza, oltre che per la manifattura, anche e soprattutto per il rarissimo marmo di Numedia con cui è stato realizzato.
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