Alla ONO arte contemporanea la pop art è protagonista della mostra fotografica dedicata ad Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat
di redazione
BOLOGNA – “La pop art è un modo di amare le cose” diceva Andy Warhol parlando della sua corrente artistica. La pop art tra pochi giorni sarà protagonista della mostra fotografica allestita alla Ono Arte contemporanea. Dopo il successo ottenuto dalle precedenti collaborazioni, la nota galleria bolognese torna a organizzare un nuovo evento espositivo insieme a Mantova Outlet Village.
Mostra dedicata a due importanti correnti artistiche e ai loro più influenti esponenti, e dal titolo: “Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat. Dalla Pop Art alla Street Art”.
La mostra, composta da 36 fotografie in diversi formati, sarà inaugurata da Daniela Sogliani, storica dell’arte, domenica 8 gennaio alle ore 16.30, e sarà visitabile (ingresso gratuito) fino al 5 marzo.
Protagonisti, come abbiamo già annunciato prima, due grandi dell’arte contemporanea e due grandi amici: Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat.
Dopo aver studiato arte pubblicitaria nel corso degli anni Cinquanta ed aver capito l’impatto che poteva avere sui media e sul pubblico, Andy Warhol, nel corso del decennio successivo, sarà uno degli artisti che rivoluzionerà per sempre il mondo dell’arte, facendosi portatore di un’idea di estetica “bassa”, che dalle sale dei musei doveva necessariamente uscire e fondersi con il mondo massmediatico e soprattutto con il grande pubblico.
Concetti come la serialità, l’esposizione di sé, la ripetizione e il prodotto di fabbrica diventano le chiavi di volta per leggere la Pop Art che, sebbene fosse nata nel 1956 a Londra con Richard Hamilton, esploderà poi a New York nel decennio successivo, proprio grazie alle intuizioni di Andy Warhol.
Le sue operazioni estetiche, a colpi di serigrafie seriali, ponevano sullo stesso livello mercificatorio lattine di zuppa di pomodoro, riproduzioni di Marylin e immagini di incidenti stradali riprese dai giornali. Warhol era riuscito insomma a campionare la maggior parte delle icone della musica, della moda e dello star system in generale, arrivando ad offrirci quasi un compendio dei vari prodotti della pop culture, che proprio in quegli anni sta raggiungendo il suo apice. Ma quella stessa cultura popolare Warhol non si accontenta di prenderla “già fatta”, dal di fuori, ma vorrà contribuire lui stesso a crearla. Così nasce la Factory, paradiso artificiale di sperimentazione che aveva aperto i battenti all’inizio degli anni sessanta ed era stata una vera e propria fucina di talenti e macchina di creazione di “Superstar”.
L’arte era così diventata popolare e in questo processo si era trasformata definitivamente. Musica, pittura, fotografia, performance: ora tutto concorre a dare vita ad una nuova sinestesia, alla ricerca dell’opera d’arte totale. Man mano che gli anni passano, la carica travolgente di Warhol rimane invariata: la Factory e tutti i personaggi che la popolano, nel corso degli anni Settanta e Ottanta, si riversano nelle strade di New York, sia quella più “estroversa”, fatta di glam, feste e di lustrini, così come quella più legata al sotterraneo, che si sviluppa tra le metropolitane e tra i vicoli di Manhattan.
Inevitabile è quindi l’incontro con un altro grande artista, Jean-Michel Basquiat.
La sua attività come graffitista era iniziata nel 1977. All’epoca Basquiat aveva 17 anni e insieme all’amico Al Diaz – un giovane che operava sui muri della Jacob Riis, a Manhattan – inizia a realizzare graffiti per le strade di New York firmandosi come SAMO, acronimo di “SAMe Old shit” (letteralmente sempre la stessa merda). Nel 1978, dopo aver lasciato gli studi, comincia a guadagnarsi da vivere vendendo delle cartoline illustrate da lui. E sarà proprio questa attività a farlo notare da Andy Warhol che, avvicinato in un ristorante di SoHo comprerà alcune delle sue opere. Dopo aver frequentato per anni gli stessi locali – come il Club 57 ed il Mudd Club, frequentati anche da Madonna (con la quale avrà una relazione) e da Keith Haring, con il quale stringerà un’amicizia che durerà fino alla morte -, sarà proprio Warhol che lo aiuterà a sfondare nel mondo dell’arte, attraverso il trampolino di lancio che all’epoca era la sua Factory. I loro rapporti si intensificano al punto da iniziare a lavorare fianco a fianco nella produzione di alcune opere a quattro mani, in cui Basquiat inseriva tratti espressionisti, slogan e scritte. Una pittura istintuale e primitiva che si andava a miscelare a quella serigrafica, seriale di Warhol. Il loro rapporto era diventato quasi simbiotico, ma come spesso accade, due caratteri così dominanti, non saranno destinati a durare a lungo. Quando Warhol muore nel 1987, Basquiat ne sarà profondamente toccato. In breve, l’abuso di droga unita ai problemi mentali, lo portano ad una morte prematura: il 12 agosto del 1988 Basquiat muore di overdose nel suo appartamento newyorchese. Da molti considerato il padre della Street Art insieme a Keith Haring, è stato colui che ha saputo portare alla ribalta il graffitismo e ha chiuso l’epoca d’oro dell’arte contemporanea che negli anni ’90 sposterà il proprio epicentro da New York a Londra.
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